Nessun altro è come lui, non solo per il talento unico, ma anche per il rapporto strettissimo che Michelangelo ebbe con il potere fin dall'adolescenza. Sotto la protezione di Lorenzo il Magnifico divise la mensa con due futuri Papi: Leone X e Clemente VII. Quale altro artista poteva scrivere direttamente al Re di Francia e ricevere suppliche dalla sua consorte. "Per tutta la vita, attraverso i contatti con i medici, con la repubblica fiorentina, con i pontefici, con i nobili, Michelangelo ha avuto a che fare col potere, a volte ne ha preso le distanze, a volte si è lasciato coinvolgere e questa mostra porta allo scoperto quello che c'è in ogni opera d'arte, la molteplicità di significati e di messaggi". Le opere e i documenti esposti a Palazzo Vecchio consentono di rileggere la sua vita di uomo pubblico, di opinion makers si direbbe oggi, le sue interazioni con i palazzi, permeate di sicurezza e umanissime preoccupazioni. Star della mostra "Il Bruto", l'opera commissionata per motivi politici, considerata un manifesto contro la tirannia, Michelangelo non tollerava alcun dispotismo, nessun uomo al comando da solo, quando il duca provò a richiamarlo in patria da Roma, il maestro ufficialmente declinò per seguire la gloria di Dio, l'unico potere assoluto ammesso da Michelangelo.