Inchiesta Covid, istituzioni divise su chiusura Val Seriana

05 mar 2023
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L'epicentro della pandemia che minacciava di propagare il virus in tutta la Lombardia per poi rischiare di infettare l'Italia era la provincia di Bergamo. Su quei giorni concitati tra febbraio e marzo del 2020 si concentra l'inchiesta della Procura della città che vede indagati l'ex Premier Giuseppe Conte, l'ex Ministro della Salute Roberto Speranza e il Governatore lombardo Attilio Fontana. La Val Seriana dove si trovano Alzano Lombardo e Nembro era un focolaio dove il Covid uccide migliaia di vittime. Secondo gli inquirenti ci furono incertezze e rinvii tra palazzo Chigi, il titolare del Dicastero della Salute e Regione Lombardia che non portarono all'istituzione della Zona Rossa nella bergamasca. Contro la decisione di sigillare quell'area per provare a contenere il virus si muovevano si legge nelle carte dell'inchiesta gli imprenditori della zona in pressing sui politici per paura di dover fermare l'attività produttiva. Su quanto accaduto, le versioni fornite da Conte e Speranza collimano fino a un certo punto, l'ex Premier sostiene di essere stato informato solo il 5 marzo dell'arrivo della bozza del provvedimento che istituiva la Zona Rossa ad Alzano e Nembro e l'ex Ministro della Salute sostiene che si discusse della chiusura prima del 5 marzo. "Il documento firmato dal Ministro Speranza sull' istituzione della Zona Rossa in Val Seriana non è mai stato nelle mie mani", si difende così Conte con il PM che indaga sulla gestione della prima ondata di Covid. "Il provvedimento non entrò in vigore, anche perché sostiene il leader 5 Stelle, Fontana non lo chiese, ero convinto che si dovesse intervenire anche in modo drastico, dato che la Lombardia stava peggiorando seriamente e il 6 marzo il Governo decise Il lockdown nazionale. A puntare il dito contro una gestione dell'emergenza che bolla come fallimentare il microbiologo Andrea Crisanti, ora Senatore del PD che ha affidato ad una relazione le sue valutazioni utilizzate nell'inchiesta della Procura di Bergamo. Interviene il Presidente del Veneto Luca Zaia che in un'intervista al Corriere della Sera parla di china pericolosa, "La verità è un diritto ma celebrare i processi sulla pubblica via è disdicevole, così nessuno si farà carico delle emergenze".

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