Incidente ferroviario Brandizzo, indagati i due superstiti

01 set 2023
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I due sopravvissute all'incidente di Brandizzo sono anche i primi due indagati, per disastro ferroviario e omicidio plurimo, reati non colposi secondo la procura di Ivrea, ma con dolo eventuale perché entrambi, sostengono gli investigatori, erano ben consci dei rischi che stavano correndo e facendo correre ai cinque operai poi morti nel l'impatto col treno che stava tornando al deposito di Torino. Si tratta di Antonio Massa, 46 anni preposto di RFI al cantiere, e Andrea Girardin Gibin, 53 anni il caposquadra della Sigifer la ditta appaltatrice dei lavori. Il nulla osta per cominciare a lavorare non era ancora arrivato, ma gli operai avevano già iniziato da alcuni minuti, una prassi pare, ma molto rischiosa. "Lei ha parlato di gravi carenze nella sicurezza perché?" "Perché la procedura che consente a dei lavoratori di effettuare, appunto, le lavorazioni di manutenzione o di riparazione sulla serie dei binari è una procedura che prevede il rilascio di determinate autorizzazioni, che vengono rilasciate con una procedura anche abbastanza complessa e che culminano, addirittura, in una autorizzazione scritta. Ciò che nel caso specifico non è accaduto quindi i lavoratori, purtroppo, stavano lavorando sulla sede dei binari senza che questa autorizzazione fosse ancora stata rilasciata. Quindi è evidente che ci sono state delle violazioni nella procedura di sicurezza che invece doveva essere osservata e che era ben nota alle persone presenti perché era proprio preposte al rilascio di questa autorizzazione." "Quindi i lavori sono cominciati senza nessuna autorizzazione?" "Questo è sicuro che l'autorizzazione non c'era." A dimostrazione di questo, c'è agli atti una tremenda telefonata registrata come tutte in questa complessa procedura per il rilascio del nulla osta all'inizio dei lavori tra Massa e l'ufficio movimento di Chivasso. Mentre Antonio Massa, al telefono, sta ancora chiedendo l'autorizzazione si sentono in sottofondo il rumore dei lavori e questa è la prova che fossero già cominciati, poi il frastuono del treno e dell'impatto con i cinque operai sui binari, poi le urla disperate. Dai primi accertamenti la velocità del treno, superiore ai 100 chilometri orari, era conforme a quel tratto di rotaia e i due macchinisti, che sono stati ancora ascoltati qui in Procura come persone informate sui fatti, hanno confermato che prima della stazione il semaforo era verde.

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