Incidenti, chi usa lo smartphone guida al buio

01 ott 2016
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“La distrazione alla guida provoca, purtroppo, ancora moltissimi incidenti e uno dei comportamenti più pericolosi è proprio l’utilizzo dei cellulari o degli smartphone alla guida”. Gli esperti la chiamano la “sindrome da handphone”, conosciuta in Italia anche come “sindrome da Capitan Uncino”. In pratica, una mano viene costantemente utilizzata per usare lo smartphone, il problema è che molti lo fanno anche quando sono in auto o in moto. Gli italiani utilizzano lo smartphone soprattutto la mattina quando si svegliano e la sera prima di andare a dormire. Purtroppo, però, il 20 per cento lo utilizza anche per guidare. Siamo in un orario di punta sia per l’utilizzo dello smartphone che per il traffico: è l’ora del rientro a casa dopo una giornata di lavoro. Guardate che cosa abbiamo visto. Lei utilizza il cellulare alla guida? “No”. Sicura? “Ogni tanto, emergenze per la bimba”. Lo vedo lì, però. “Emergenze…”. È pericoloso guidare col cellulare! Vedete, quella signora addirittura sta usando il tablet e anche questo autista di un bus turistico smanetta con il cellulare. Dottoressa, allora, vedendo queste immagini cosa pensa? “Sicuramente queste, purtroppo, sono situazioni frequentissime e normalmente il conducente di un’auto, di un veicolo, quando consulta il proprio cellulare, il proprio smartphone, lo fa in maniera assolutamente automatica. È un gesto ormai che è diventato automatico. In realtà, è veramente pericolosissimo perché noi in quel momento distogliamo totalmente l’attenzione dalla strada. È come se stessimo guidando al buio”. Girando per le strade di Roma, anche se il problema riguarda tutte le città d’Italia, abbiamo capito una cosa: chi usa lo smartphone alla guida non ha un’età o un sesso specifico. Abbiamo visto giovani, adulti, maschi e femmine. Inviare un sms, chattare o interagire sui social equivale a guidare alla cieca per dieci secondi. E in quel lasso di tempo, andando a quaranta chilometri all’ora, si percorrono oltre cento metri di strada. “Ho l’auricolare, rispondo, mi fermo quando posso fermarmi”. “Bisogna stare un po’ attenti perché è un pochino pericoloso”. “È meglio non utilizzarlo, senz’altro”. “C’è troppa distrazione e menefreghismo”. Secondo uno studio condotto da docenti universitari tedeschi e inglesi, la causa di questa dipendenza dallo smartphone è da ricercare in quella che è stata battezzata “fear of missing out”, ossia la paura di perdere qualcosa di importante ogni volta che si è offline. Un rischio che vale sicuramente la pena di correre, per non perdere qualcosa di molto più importante.

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