Per ora ne ha messi a letto mezzo milione, ma da qui a fine febbraio l’influenza avrà colpito almeno 5 milioni di italiani. Le previsioni sono dell’Istituto superiore di sanità che, giorno per giorno, monitora l’andamento del virus, che quest’anno non solo colpirà più persone, ma sarà anche più aggressivo. Quest’anno i primi casi sono arrivati presto, così come il picco decisivo, che è previsto prima degli altri anni, intorno a metà gennaio. L’australiana e la giapponese: quest’anno sentiremo parlare spesso di loro. Due virus che contengono piccole mutazioni che predispongono a una maggiore circolazione dell’influenza. Questo perché né i bambini né le persone a rischio che solitamente si vaccinano hanno anticorpi a fare da barriera. Ormai i sintomi sono conosciuti: infezioni alle vie respiratorie, con tosse e mal di gola, febbre anche alta, mal di testa e dolori alle articolazioni. Tutte cose che hanno fatto e fanno passare in media sei giorni a letto, ma che ogni anno, secondo le stime, provocano anche diversi morti, soprattutto anziani, per le complicazioni come polmonite e broncopolmonite. Per questo, i medici di famiglia hanno iniziato già ad ottobre una campagna di comunicazione per convincere la popolazione a rischio a vaccinarsi. Tema controverso, che ancora vede opinioni in netto contrasto. Ma la campagna sembrerebbe aver prodotto, ad oggi, buoni risultati: un aumento del 10 per cento della popolazione immunizzata, con oltre il 25 per cento di anziani vaccinati. Resta il fatto che in molti sono ancora esposti al virus e tempo ne è rimasto poco. A fine mese, infatti, le Regioni daranno lo stop alla campagna di vaccinazione gratuita per le persone a rischio, con l’eccezione del Lazio, dove si andrà avanti anche per tutto gennaio. A rischio anziani e bambini, al centro di polemiche per le scelte di molti genitori di non vaccinarli, scelte che si ripercuotono anche sul resto della popolazione.