"La sete del Po", lo speciale: prima parte

26 giu 2022
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Il nostro viaggio lungo il grande fiume malato comincia dove lui nasce, nella conca di Pian del Re, all'ombra del Monviso. A 2022 metri di altitudine, sotto questi massi, sgorga la sorgente del Po: acqua fredda e pura che si può bere. Qui, è appena un ruscelletto, noi lo seguiremo per 652 km del suo corso, fino al mare Adriatico dove arriva, dopo aver ricevuto acqua dai suoi 141 affluenti. Acqua che scarseggia e mai, come quest'anno, lo fa boccheggiare. La salute estiva del Po dipende da quanto fieno si è riusciti a mettere in cascina in inverno. Il nostro fieno è la neve ma nevica sempre meno. Non era infrequente fino a 15-20 anni fa qui, dove il Po nasce, vedere uno spesso strato di neve e soprattutto tanti blocchi compatti di neve venuti giù dalle valanghe in primavera. Invece, come potete vedere, ora, c'è soltanto vegetazione. "Il Po è la vita, la vita di tutti noi, tutti completamente di tutto quello che può essere vita". Hervé ha 81 anni è capogruppo delle Guide Alpine del Monviso e custode del rifugio Quintino Sella: conosce il Po da quando è nato. "Hervé, perché il Po è così malato?" "Perché nevica sempre di meno; per essere una cosa normale deve nevicare un 15 metri circa di neve all'anno; se non nevica, poi, ci sono queste carestie di acqua". "Quest'anno, quanto ha nevicato, quanti metri?" "Quest'anno, nella quota sui 3mila metri, è nevicato circa 2 metri di neve, ma il primo cambiamento che abbiamo notato così negli anni '90, quando sono iniziate una serie di frane sulle Alpi, sul Monviso. Tutto quello che era legato dal ghiaccio si sta muovendo". "Quanti ghiacciai sono scomparsi sul Monviso?" "Definitivamente, sono scomparsi 3-4 ghiacciai. Noi non ci facciamo poi in realtà molto caso qua, perché il Po bisogna guardarlo più a valle non qua". E allora scendiamo verso valle, la nostra prima tappa è Villafranca Piemonte; sotto il ponte che segna il confine tra le province di Cuneo e Torino il fiume scorre placido fin troppo, con le libellule che volano sull'acqua e i barchet, queste caratteristiche imbarcazioni dei pescatori con la chiglia piatta che restano ormeggiati. Il livello è quasi un metro sotto la media del periodo; un tempo da qui il Po era navigabile fino a Torino. Ora, non più. E ci accorgiamo del perché proprio quando arriviamo nel capoluogo piemontese. Siamo ai Murazzi, nel centro della città; il Po qui è malinconia per chi è abituato a vederlo scorrere impetuoso. Nonostante la diga rilasci acqua, le sponde sono secche. Si cammina nel letto e lo si potrebbe attraversare addirittura a piedi, da riva a riva. La portata è inferiore dell'80% rispetto alla media. Un agosto che è arrivato a giugno come nel 1952. Ma allora, fu un episodio, oggi, è una progressione che ha accelerato negli ultimi 20 anni. Gli affluenti sono secchi: il Sesia è poco più di un rigagnolo e quando arriviamo tra i campi dell'alessandrino seguendo lo zig-zag sempre più difficoltoso del Po, ecco, che cosa troviamo. Da una parte, il Po, o meglio, ciò che resta del Po, perché il suo livello non è mai stato così basso da 70 anni. Noi siamo al centro sull'argine sinistro del fiume, questo terrapieno alto una decina di metri che ripara Terranova, frazione di Casale Monferrato sulla destra e le sue coltivazioni. Qui, abbiamo mais ma soprattutto riso. Le risaie, però, sono completamente secche perché manca l'acqua ed il paradosso è che siamo a pochi passi dal Po. "In questo momento dovrebbero essere allagate, ed invece, ci sto camminando dentro con le scarpe senza stivali quindi vuol dire che sono completamente asciutte e sono già asciutte da parecchi giorni; se continuasse così il periodo siccitoso, si potrebbe arrivare tranquillamente a un calo del 50% della produzione. Abbiamo anche le falde acquifere sotto che sono 2 metri e mezzo più basse del solito". "Penso che la cosa sia abbastanza preoccupante, ma non dico per quest'anno, ma per i prossimi anni. Avere di nuovo la disponibilità idrica che avevamo negli anni passati sarà difficile. Dovremmo prendere dei provvedimenti che non saranno facili da prendere". "Lei ha mai visto il Po così basso a giugno?" "Io ho 59 anni e non mi ricordo una cosa del genere". E non se lo ricorda nemmeno Marco, anima dell'associazione Amici del Po di Casale Monferrato. Lui il fiume lo vive tutto l'anno; lo naviga e ci nuota. Nonostante il gran caldo di quest'anno abbia fatto proliferare in modo anomalo le alghe. "L'anomalia principale per quanto mi riguarda in questo tratto casalese, in questo periodo dell'anno, è la temperatura che nella mia esperienza, io non ho mai sentito così calda. Non ho mai sentito l'acqua così calda in questa stagione, ma difficilmente anche a fine dell'estate che è il periodo in cui l'acqua del Po è più calda. La motivazione che ne do è perché quest'anno c'è stato pochissimo scioglimento delle nevi in montagna, perché questo inverno è nevicato molto poco, quindi, lo scioglimento della neve ha abbassato molto poco la temperatura del fiume. Noi, in questo periodo, tradizionalmente, compivamo un viaggio a remi da qui, da Casale fino a Pavia; sarebbe stato proprio questo weekend. Quest'anno, abbiamo deciso di non svolgerlo perché avremmo praticamente dovuto camminare per gran parte del tempo e del chilometraggio. E proprio dove avrebbe dovuto cominciare questa navigazione a remi da Casale a Pavia, incontriamo Alberto Giuffrè, simbolicamente gli passiamo il testimone per proseguire il viaggio lungo il tratto lombardo del Po con il grande fiume che si assottiglia sempre più.

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