"La sete del Po", lo speciale: terza parte

26 giu 2022
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Non è un deserto ma il letto del fiume Po. Dove ora cresce l'erba scorreva l'acqua, qui ora non c'è più. Sulla sabbia le carcasse evocano una nuova siccità. I meloni non sono più grossi di una mela, molti sono malformi. È crisi profonda come il cambiamento della corrente che viaggia all'incontrario ma prima della fine, ossia la foce, una storia a tappe annuncia il mutamento. La grande forza del fiume si è dispersa, tanto da non riuscire a modellare il fondale e così braccia meccaniche tentano di spostare la sabbia accumulata, costruisce uno degli impianti di sollevamento dell'acqua tra Reggio Emilia e Mantova, utile ad abbeverare 220 mila ettari di agricoltura in crisi. Chi guida la ruspa non può fermarsi, l'acqua cala troppo velocemente, non c'è tempo, ne resta poco più di un metro. A vegliare con preoccupazione l'utilizzo idrico l'osservatorio permanente. Il quadro descrittivo rafforza le immagini della realtà. "È drammatica la portata del fiume come si vede è in esaurimento, non ha nevicato questo inverno, meno 60-70% di neve, non abbiamo potuto stoccare risorsa nei grandi laghi regolati come il Lago Maggiore, il Lago di Como e il Lago d'Idro. Noi abbiamo visto sei crisi idrologiche-idriche nel bacino del Po dal 2000 ad oggi mai però come questa perché in tutti gli altri casi almeno c'era la risorsa stoccata per quanto riguarda la neve durante l'inverno". "L'adattamento al cambiamento climatico, perché è la sesta crisi in vent'anni, deve accelerare assolutamente e quindi dobbiamo trovare gli investimenti che vadano nella direzione di fermare l'acqua quando piove, ne fermiamo solo il 10-11%. Quindi realizzare micro-invasi ma anche investire nella depurazione, perché la depurazione, il riuso dell'acqua depurata è un fenomeno virtuoso perché ci dà anche grandi capacità, e poi non possiamo perdere il 40% dell'acqua nelle reti, quindi investimenti anche nelle reti, confrontarci sulle colture meno idroesigenti e poi innovare ancora di più l'irrigazione dal punto di vista tecnologico perché questi cambiamenti climatici ci hanno fatto capire che la risorsa sta finendo". Dall'agricoltura all'acqua potabile, chi dipende dal fiume Po è oggi a grande rischio. Cala di 7cm al giorno, così come dimostrano le tacche simboliche a Pontelagoscuro, alle porte di Ferrara. Nulla cambia scendendo giù, nel letto del fiume oggi si cammina, magari si pesca, fino a che l'acqua non diventa salata. Il mare avanza ogni giorno dalla foce, dove il Po arriva senza più energia. Porto Tolle, tre metri sotto il livello del mare. Il sale ha raggiunto l'acquedotto. Questo tubo conduce ad un desalinizzatore appena arrivato in affitto dalla Spagna per garantire l'acqua potabile ai cittadini. "La situazione è molto grave, in prima battuta per quanto riguarda l'irrigazione. La portata del Po è intorno ai 200 metri cubi al secondo, che naturalmente è scarsissimo, quindi il cuneo salino è risalito. Nel frattempo abbiamo fatto un'ordinanza appunto per non avere sprechi, per utilizzare l'acqua solo nei casi naturalmente di necessità". "Qui siamo quasi alla foce del Po ma il fiume, come dimostra la corrente, non sta andando verso il mare bensì in direzione opposta. Guardate per esempio qual è la traiettoria di questo bastoncino". Il mare si impone sul fiume e sull'uomo, le cui soluzioni non funzionano più. I vari consorzi che gestiscono l'acqua sono in affanno, la barriera anti sale non funziona più. "Una barriera che dovrebbe fermare la risalita del mare, la risalita del cuneo salino da valle, dal mare verso monte. Perché dico dovrebbe? Perché in questo momento non sta funzionando. La portata del Po è talmente bassa, siamo intorno ai 200 metri cubi al secondo, valore per il quale questa barriera non funziona più. Questa barriera è stata dimensionata per un valore di almeno 450 metri cubi al secondo, quindi più del doppio di quello che abbiamo adesso di portata nel Po. Siamo alla vigilia di grandi danni per l'agricoltura". "A questo stadio di grandezza è proprio la mancanza d'acqua che crea questa deformazione e il frutto è perso così". "Sparirò" è il pensiero rivolto al futuro di meloni, angurie, fragole e asparagi. A Polesine Camerini i canali di irrigazione sono già salati. Con 30 ettari di azienda a conduzione familiare significa che il lavoro è a rischio per tutti. "Non riesco più a irrigare e concimare. Sto raccogliendo quello che c'era, i frutti che c'erano, erano già sviluppati. Gli altri non arriveranno a produzione." Ad oggi non ci sono soluzioni secondo me. Acqua non ce n'è. Anche se piove non risolverebbe il problema, assolutamente". "La situazione è che ormai l'acqua salata, l'acqua del mare la troviamo a 30 km dalla foce e sta andando ad alterare tutto quello che è l'ecosistema di un ambiente di fiumi fluviali che dovrebbe avere acqua dolce ma si trova acqua salata per 30 km. Quello che non riusciamo a quantificare adesso ma le possiamo facilmente immaginare è quello del danno ambientale. Acqua salata che si infiltra dove non deve esserci, acqua salata che entra in un ecosistema di acqua dolce e andrà ad alterare tutto l'ecosistema fluviale di un luogo che è anche Parco del delta del Po". Prima della foce la laguna, ecosistema delicatissimo. L'acqua dolce scarseggia, la siccità arriva anche le casette galleggianti degli allevatori di cozze. "Praticamente sta succedendo che questa siccità, questa mancanza di acqua dolce sta creando dei grossi problemi alle nostre cozze. Le nostre cozze vivono di acqua salmastra, cioè un mix tra acqua dolce e salata. Mancando i nutrienti del fiume Po e delle piogge siamo in grosse difficoltà". "Può succedere che parliamo di tutto il prodotto stimato in circa 20 mila quintali di cozze Scardovari DOP, dove lavorano circa 500 famiglie di pescatori. Mai vista una cosa del genere". Eccola la foce, il mare che assale il fiume, dove ora nuota anche il granchio blu. Viene dall'America e fa paura agli allevatori. Mangia vongole, pesci ma non ha predatori. Nessuno l'aveva mai visto prima, nessuno mai l'avrebbe immaginato nuotare all'incontrario nel fiume salato che avanza, assai lontano dalla dolce sorgente del fiume Po.

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