Loris, madre condannata a 30 anni: le tappe della vicenda

17 ott 2016
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Il 29 novembre di due anni fa Veronica Panarello denuncia la scomparsa del figlio Loris, un bimbo di otto anni. Racconta di averlo accompagnato a scuola e che all’uscita non c’era più. Prima di sera il cadavere del piccolo viene trovato in un canalone a Santa Croce da Orazio Fidone, un uomo che in paese tutti chiamano “il cacciatore”. Il primo dicembre l’autopsia svela che Loris è stato strangolato. Due giorni dopo le telecamere di sicurezza smentiscono la mamma del bimbo. Quel sabato il piccolo non è mai stato accompagnato a scuola. Il 9 dicembre Veronica viene fermata per l’omicidio del figlio; cinque mesi dopo la Cassazione rigetta la richiesta di scarcerazione. Il 10 novembre del 2015 lei ammette di non aver mai portato il figlio a scuola, ma di non ricordare che cosa sia accaduto. Sette giorni dopo dice che il figlio è morto mentre giocava in casa con delle fascette elettriche. Il 14 dicembre inizia il processo. L’11 febbraio di quest’anno, davanti ai pm, la mamma di Loris ribadisce quanto rivelato agli psicologi, e cioè che è stato il suocero ad uccidere il bimbo, perché lui aveva scoperto che la mamma e il nonno erano amanti. Andrea Stival viene indagato per omicidio in concorso. Interrogato, nega tutto. Il 7 giugno la perizia psichiatrica parla di personalità non armonica, ma Veronica Panarello è capace di intendere e volere. Due settimane fa la Procura di Ragusa ha chiesto la condanna a trent’anni per omicidio premeditato, aggravato e occultamento di cadavere.

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