I Murazzi restano inaccessibili fino al pomeriggio, presidiati dalla Protezione Civile e dalle forze dell’ordine. A metà mattina nel centro di Torino transita la Piena del Po, che supera gli argini di mezzo metro. I locali sul lungofiume sono chiusi. Pochi centimetri e sarebbero stati allagati. Le panchine affiorano appena dall'acqua. Dove si intravedono queste ringhiere, di solito ci sono tavolini e sedie. Qualche smottamento nel Canavese, 50 persone evacuate a Venaus nella notte per pericolo valanghe, 200 rimaste isolate ad Usseglio. Il bilancio di questa potente ondata di maltempo che ha investito il Piemonte si ferma qui ma poteva andare molto peggio vista l'enorme quantità d'acqua caduta su tutto il Nord-Ovest, ininterrottamente, nelle ultime 48 ore. "Fortunatamente la quota neve piuttosto bassa ha consentito una nevicata forte e importante sulle nostre montagne ma che non si è trasformata in acqua in pianura e quindi le piogge importanti hanno interessato molti corsi d'acqua che però non sono esondati, sono arrivati alla soglia di pericolo, soglia di guardia ma in nessun caso c'è stata un'esondazione, quindi devo dire che la situazione è totalmente sotto controllo". Nei prossimi giorni resterà alta l'allerta valanghe perché in quota è caduta tanta neve: un metro e venti sulle montagne olimpiche. Questa è Bardonecchia, il gatto delle nevi si fa strada sotto gli impianti. "Le temperature elevate dei prossimi giorni e la tanta neve caduta ci portano a pensare che per i prossimi giorni ci vada attenzione da parte nostra ma anche da parte di coloro che si recheranno sulle nostre belle montagne perché la situazione sarà da attenzionare". Ciò che più allarma è il passaggio repentino da un evento estremo all'altro. La scorsa settimana si affrontava l'emergenza della siccità, con il livello del Po ai minimi, ragionando anche di un possibile razionamento dell'acqua, oggi invece il fiume è straripato. "Ormai dobbiamo farci l'abitudine: piove tanto in pochi giorni, poi per mesi di fila non abbiamo più precipitazioni. Per questo motivo non possiamo solo sperare nel buon Dio ma dobbiamo, come stiamo facendo in Regione, preparare, predisporre un piano di invasi, piccoli, medi e grandi che ci possano consentire nel prossimo futuro di essere più pronti a queste situazioni".