Macerata è libera, non violenta, antirazzista antifascista. Così sullo striscione che apre la manifestazione voluta dal sindaco Romano Carancini, dopo quanto accaduto in una serie concatenata di rapidi eventi: la morte di Pamela Mastropietro prima, la caccia ai migranti di Luca Traini poi. Parole scelte non a caso. Sono quelle pronunciate dal Comandante partigiano Augusto Pantanetti il 30 giugno del 44, dopo la liberazione della città dal fascismo. In una Macerata piovosa e fredda, insieme con il primo cittadino, sfilano associazioni, sindacati, Comuni e a titolo personale il Presidente del Consiglio regionale, Antonio Mastrovincenzo. Una manifestazione che ha voluto essere uno stimolo a riflettere sulle recenti tragiche vicende; un’occasione – ha spiegato il sindaco – per riannodare i legami della comunità. Il corteo si è concluso in Piazza della Vittoria, davanti al monumento ai caduti. Lì sono stati letti i primi dodici articoli, i principi fondamentali della Costituzione, proprio lì dove, due settimane fa, Traini, con la bandiera sulle spalle, concludeva il suo raid razzista. Intanto a Macerata inquirenti e investigatori sono ancora alla ricerca di qualunque dettaglio possa chiarire le responsabilità e i ruoli dei quattro indagati per la morte di Pamela. Il cerchio sembra chiuso intorno ai tre in carcere: Innocent Oseghale, Desmond Lucky, Awelima Lucky. Per loro, ne è convinto il Gip, ci sono gravi indizi di colpevolezza, mentre restano ombre intorno al quarto indagato che per ora resta in libertà. Il nuovo difensore di Oseghale, intanto, l’avvocato Simone Matraxia, annuncia la nomina di un consulente per studiare le carte dei RIS e dei medici legali, mentre Oseghale, che continua a negare l’omicidio, ha lasciato il carcere di Ancona, trasferito in quello di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno.