Andrea corre più forte della meningite che lo ha colpito due anni fa. “Il 21 gennaio 2015. La mattina mi sveglio con febbre alta. Dopo cinque ore, questa febbre aumentò molto e fui costretto a chiamare la guardia medica che, a sua volta, chiamò l’ambulanza. Io non me lo ricordo l’arrivo dell’ambulanza, perché entrai in coma”. È uno dei 58 casi toscani. Un uomo fortunato, e non è un paradosso. Il batterio che lo ha colpito ha già ucciso 12 persone. Andrea è l’esempio di come, da una sventura, ci si possa rialzare in volo. E il suo tatuaggio lo racconta. Senza più piedi, senza più sette dita. Ha cominciato a tornare in montagna, la sua grande passione, e a scendere in pista. Aveva bisogno di un paio di protesi e ha chiesto aiuto in rete, con il crowdfunding. “Ho fissato una cifra, inizialmente di 14.000 euro, che pensavo di raggiungere in uno o due anni, ammesso di riuscirci. Nel giro di 28 giorni, per essere esatti, ne ho raccolti 30.000”. “Ci è entrato anche un altro paio di protesi, quindi”. “Sì. In quell’occasione, ho acquistato sia le protesi da corsa sia queste da pista, che sto usando ora, specifiche per la velocità”. Adesso si allena con l’obiettivo di andare a Londra per i mondiali paralimpici del marzo 2017. Andrea non si era vaccinato. Se è vero che anche chi lo aveva fatto si è, in alcuni casi, ammalato, gli uomini di scienza pensano che il vaccino sia comunque una protezione, una specie di assicurazione contro la morte e i danni gravi. Le richieste alle ASL sono aumentate, ma la copertura deve essere quasi totale. Per questo, il consiglio di Andrea è molto prezioso: “La vita è bella. Per una sciocchezza non lasciamocela portare via. Io me la sono ripresa. Hanno tentato di portarmela via e me la sono ripresa. Però, non è facile”.