"Una volta il ghiaccio era bianco qua adesso c'è ancora un po' di ghiaccio ma è tutto ricoperto dalla Morena. Ricordo sono 50 anni che passo qui, calava sempre tutti gli anni, però 10 cm, negli ultimi anni invece cala una decina di metri". È la memoria malinconica di una guida alpina, Claudio è il punto di riferimento per il ghiacciaio del Belvedere uno dei più grandi delle Alpi nella parete est del Monte Rosa. Scricchiola, si trasforma, si apre ai nuovi crepacci, crolla. È una risorsa idrica preziosissima per tutta la valle per le provincie di Novara e Verbania specie quando durante l'estate non piove per mesi. La velocità di fusione aumenta giorno per giorno e così la società Acqua Novara ha coinvolto i ricercatori del Politecnico di Milano in un progetto che si fonda sull'adattamento. Coraggiosa sperimentazione tra i venti climatici estremi come l'alluvione che a giugno ha colpito Macugnaga. 565 milioni di euro approvati dai sindaci per resistere al cambiamento. "Abbiamo installato quattro palini nel mese di luglio, dove il ghiacciaio, praticamente, è scoperto. Abbiamo misurato la fusione di oltre 10 cm al giorno che è un valore elevatissimo. La temperatura elevata fonde molto rapidamente il ghiaccio, l'apparato glaciale si disgrega, si creano PDR cioè questi Canyon glaciali che rompono fondamentalmente la continuità del ghiacciaio, creano la possibilità di rotture e di crolli glaciali che sono uno dei pericoli naturali di questa di questo tempo, e ovviamente comportano la fusione di grande quantità di acqua che poi si riversano a valle". "Questo qui si è fermato quest'estate questo che faccio qua". "In questo momento, questo ghiaccio diventa acqua e quindi è a disposizione dell'attività di gestione idrica ma vuol dire che stiamo perdendo riserve e nei prossimi decenni a forza di perdere riserve, diventerà un tema assolutamente rilevante". "Gli eventi estremi che si stanno intensificando in quest'epoca di cambiamento glaciale influiscono sicuramente molto sulla dinamica del ghiacciaio. Ci sono stati forti piogge che hanno accelerato di molto la fusione del ghiacciaio perché la pioggia è acqua calda che fondamentalmente porta calore al ghiacciaio lo fonde". "Siamo molto orientati ad intervenire per garantire l'utilizzo di fonti plurime e quindi garantire che ad esempio non si lavora solo sui ghiacciai ma anche sulle acque superficiali, sui pozzi, e sui laghi garantendo quindi l'approvigionamento di acquedotti in modo diversificato". A causa degli eventi climatici estremi, anche la stazione di rilevamento del Politecnico si è spostata. Sono caduti 130 millimetri di pioggia in un giorno così come in genere accade in un mese. "Per fare ricerche oggi, in un ambiente esterno e soprattutto in ambiente glaciale è una sfida. Noi dobbiamo continuare a lavorare, dobbiamo mettere a posto la stazione, la rimetteremo l'anno prossimo. Continuiamo a studiare". "Gli scenari che il Politecnico ci rappresenta ci indicano che se le cose continueranno in questa direzione, noi corriamo il rischio che le estati intorno al 2040 saranno delle estati nelle quali lo zero termico scomparirà praticamente da tutto il nostro territorio. Se questo si avverasse per i nostri ghiacciai è un dato molto preoccupante. Quindi dobbiamo necessariamente muoverci per adattarci, intervenire sulle nostre infrastrutture per far sì che se le cose vanno in quella direzione saremo pronti ad affrontarle". "Quando vengo qua non dico che mi vien da piangere ma ci avviciniamo; è veramente nella desolazione. Brutto".