Un nome che è anche il simbolo della grande distribuzione in Italia. Dopo la scomparsa del patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, scomparso all’età di novant’anni, si moltiplicano gli interrogativi su chi prenderà le redini del gruppo. Esselunga comprende 150 punti vendita, presenti soprattutto nel Nord e nel Centro Italia, e 22.000 dipendenti, con una quota di mercato attorno al 9,7 per cento. A fine 2015 il fatturato complessivo ha superato i 7 miliardi di euro. Di recente, Caprotti aveva dato mandato alla banca d’affari Citigroup di valutare la vendita di Esselunga. Nonostante le smentite ufficiose, pare che Caprotti avesse deciso di vendere Esselunga per evitare che i suoi eredi, vale a dire i figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, e l’altra figlia Marina, avuta dalla moglie Giuliana Albera, debbano litigare per aggiudicarsi il controllo dell’azienda, danneggiando la governance, l’operatività e la gestione dei supermercati. Diversi i gruppi interessati. Fonti finanziarie riferiscono che, a fine agosto, Blackstone aveva fatto pervenire a Caprotti una manifestazione di interesse per rilevare il 60 per cento di Esselunga. Stesso discorso per i fondi anglosassoni di CVC. Quanto alla valutazione, che è preliminare, si parla di una cifra che oscilla fra i sei e i quattro miliardi, ma molto dipenderà da quali immobili verranno ceduti insieme ai supermercati. Per espressa volontà di Caprotti, le esequie, che saranno lunedì, si svolgeranno in forma strettamente privata e per un suo desiderio non dovranno seguire necrologi. Tutti i supermercati della catena lunedì mattina resteranno chiusi in segno di lutto.