Cinque anni dopo. Dall'attesa sentenza del processo d'appello bis ritornano le pene del primo grado. Dopo quasi tre ore di Camera di Consiglio, i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Roma hanno confermato la condanna a 3 anni dell'allora fidanzata della vittima Anastasia Kylemnyk, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti. Condannati rispettivamente a 25 e a 24 anni e 1 mese i complici del killer, Marcello De Propris e Paolo Pirino, che nel primo appello avevano visto scendere la loro pena a 14 anni e 8 mesi ciascuno prima che la Cassazione disponesse questo nuovo giudizio. Col verdetto della Suprema Corte, lo scorso 16 maggio, invece, era già diventata definitiva la condanna a 27 anni per Valerio Del Grosso, autore materiale dell'omicidio. “Siamo soddisfatti della sentenza, giustizia è fatta", ha commentato il padre di Luca Sacchi, Alfonso. "A noi interessava la conferma della pena. Noi abbiamo perso un figlio, loro un domani si ritroveranno con dei figli, noi no”. Secondo l’impianto accusatorio, Pirino quella notte era presente sul luogo del delitto insieme a Del Grosso, mentre De Propris fornì l’arma con la quale Sacchi fu ucciso con un colpo alla testa. Tutto accadde all’esterno di un pub nella zona dei Colli Albani, a Roma. La vittima era con la fidanzata Anastasia ed alcuni amici. L'assassino sparò nel tentativo di rapinare la ragazza, che aveva nello zaino 70.000 euro mai ritrovati e che sarebbero serviti per acquistare circa 15 chili di marijuana. Proprio la droga è stata la vera causa di questo omicidio, ha affermato il Procuratore Generale Carlo Lasperanza nella sua requisitoria, concludendo che esisteva un'associazione, un gruppo di spaccio in cui ognuno aveva il suo compito.