Dovranno valutare anzitutto la capacità di intendere e di volere di Alessandro Impagnatiello in quei giorni del maggio 2023 che portarono all'omicidio, nella loro casa di Senago, della sua compagna Giulia Tramontano con 37 coltellate e del bimbo che portava in grembo, e chiarire poi se l'imputato soffra effettivamente di disturbi di personalità. Sono questi i quesiti posti dalla Corte d'Assise di Milano ai periti, gli psichiatri forensi Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti, a cui il tribunale ha conferito l'incarico per eseguire una perizia psichiatrica su Impagnatiello, come sempre presente in aula. Il punto di partenza è la consulenza presentata dalla difesa. "Il dottor Rossetti ha parlato di ferita narcisistica e che avrebbe quindi portato alla luce dei problemi che erano fino adesso coperti da una sorta di normalità. Potrebbe anche valere ai fini della concessione di attenuanti, ecco, non solo della capacità di intendere e di volere". I periti del tribunale avranno tempo fino al 15 ottobre per depositare il loro lavoro. La perizia sarà uno spartiacque nel processo che si avvicina alle battute finali, con una sentenza di primo grado che potrebbe arrivare già il prossimo 4 novembre. Impagnatiello, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza e occultamento di cadavere rischia l'ergastolo se non gli verranno riconosciute attenuanti. Sulla sua capacità di intendere e di volere accusa e parte civile non ho mai avuto dubbi. "Noi siamo sicuri che il signor Impagnatiello stia mentendo nella tutela e nella salvaguardia di quello che è la sua posizione e siamo certi che questa perizia fugherà ogni dubbio in ordine alla circostanza che il signor Impagnatiello era ed è perfettamente capace di intendere e di volere".