258 pagine di ricorso per contestare quello che viene definito un “processo ingiusto” che ha portato ad una condanna ingiusta: l’ergastolo inflitto in primo grado a Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il muratore, in carcere da due anni e mezzo, continua a dirsi innocente. Per i suoi legali, il processo non regge. La sentenza e il dibattimento hanno fatto a pezzi il diritto processuale e costituzionale. Contestano l’intero impianto accusatorio, a partire dalla prova principale, quella del DNA dell’imputato trovato sugli indumenti della vittima. Per la difesa, nel processo non sono state affrontate la prova scientifica e le anomalie riscontrate sulla traccia genetica, così come non sono stati chiariti altri elementi cruciali: la dinamica stessa dell’omicidio, le celle telefoniche e il ritrovamento del corpo della ragazza nel campo abbandonato di Chignolo d’Isola a tre mesi esatti dalla sua scomparsa. Dopo il primo grado, celebrato nel tribunale di Bergamo, il processo d’appello si terrà di fronte ai giudici di Brescia.