Le microplastiche sono presenti ovunque, anche nell'acqua di rubinetto, in quella acquistata in bottiglia e in quella di sorgente. Sono ancora poco studiate e abbiamo urgente bisogno di sapere di più sul loro impatto sulla salute. A lanciare l'appello è l'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha pubblicato il rapporto microplastiche nell'acqua da bere, in cui chiede un’ulteriore valutazione della presenza di queste sostanze nelle acque che beviamo e delle loro conseguenze sul nostro organismo. L’OMS ritiene che ad oggi non si possa ancora parlare di un pericolo per la salute. Ma gli esperti rimangono cauti per il futuro. I potenziali pericoli associati a queste minuscole porzioni di plastica presenti nell'acqua potabile sono di tipo fisico, dunque, il loro accumulo è di tipo chimico, collegato alla loro tossicità. Non è poi esclusa la possibilità che possano essere veicolo per microbi patogeni. Fino ad oggi nonostante di microplastiche si parli sempre più spesso, sono stati realizzati solamente nove studi che hanno misurato le microplastiche nell'acqua potabile. Dati oggi disponibili sono insomma limitati con pochi studi completamente affidabili, perché spesso i metodi e gli strumenti usati per realizzarli sono stati diversi. Servono quindi metodi standard. Le microplastiche provengono dalla degradazione di oggetti e tessuti sintetici che entrano nel ciclo dell'acqua potabile. Si ritiene che attraverso il sistema linfatico e il sangue possano raggiungere organi come fegato e reni, con effetti che non sono ancora stati definiti.