Matteo Salvini andrà a processo a Palermo dal 15 settembre. Le ipotesi d'accusa: sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio, per aver impedito ad una nave umanitaria di sbarcare i 147 naufraghi soccorsi nel Canale di Sicilia nell'agosto 2019, rimasti una settimana sul ponte della nave fino all'intervento del Capo della Procura di Agrigento Luigi Patronaggio, che dopo aver accertato le gravi condizioni di disagio fisico e psichico dei profughi, ne aveva autorizzato lo sbarco a Lampedusa. Il Gup ha accolto la richiesta della Procura, accertando che spettava al titolare del Viminale concedere il place of safety previsto dal diritto internazionale nel posto sicuro più vicino al luogo del soccorso e che quella decisione fu presa da una sola persona e non fu collegiale, come invece sostiene la difesa. "Se qualcuno gira, non per 6 giorni del mio presunto sequestro, ma per 13 giorni per il Mediterraneo in attesa di raccogliere altri immigrati quando il porto spagnolo più vicino dista due giorni, chi è il sequestratore? Se avessi qualcosa da temere sarei preoccupato. Ho esercitato il diritto, anzi dovere, che la Costituzione all'articolo 52 ricorda: la difesa della Patria". A chiedere il rinvio a giudizio anche una ventina di parti civili costituite in giudizio, tra cui i comuni di Palermo e di Barcellona, migranti, le associazioni Emergency, Arci, Legambiente, Giuristi Democratici e la stessa Open Arms, che con il suo presidente Oscar Camps commenta così la decisione: "Questo è un primo piccolo passo in un lungo cammino per rimettere al primo posto la protezione della vita e la dignità delle persone. Violare un diritto fondamentale come la protezione degli esseri umani in mare per fare propaganda politica è vergognoso". Che il processo sia l'occasione per giudicare un pezzo di storia europea, dice Oscar Camps, e per rimettere al centro i principi democratici su cui si fondano le nostre costituzioni.