"Inviata una richiesta urgente per poter entrare nel porto di Lampedusa e sbarcare le 107 persone a bordo da 17 giorni. Le loro condizioni psicofisiche sono critiche, la loro sicurezza è a rischio. Se accadrà il peggio, l'Europa e Salvini saranno responsabili". Una guerra di nervi si sta consumando a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa ed è con queste parole che l'ONG spagnola Open Arms torna a chiedere per l'ennesima volta di poter far sbarcare le persone che ha accolto a bordo. Sembra però che non ci siano orecchie disposte sentire. Dopo un lungo silenzio, la Spagna ha offerto il porto di Algeciras, nell'estremo sud andaluso, l'attracco del Mediterraneo più lontano, 965 miglia nautiche, almeno 5 giorni di navigazione. Alla notizia, alcuni migranti si sono gettati in mare, sono stati recuperati e riportati sulla nave. L'offerta della Moncloa è stata respinta dall'ONG. "Impossibile", spiegano, "data la situazione a bordo". "Inaccettabile", ha tuonato Salvini, "io non mollo, l'Italia non è più il campo profughi d'Europa". Ore passano senza che nulla accada. Il braccio di ferro si consuma sui social. A pochi metri dalla nave un'imbarcazione turistica passa con la musica a tutto volume. Una nave della Guardia di Finanza monitora la situazione da vicino. Il diciassettesimo giorno finisce così: con la Open Arms che non riceve il permesso per sbarcare e che non si decide a lasciare le acque italiane. Il rischio che la situazione a bordo degeneri, si fa sempre più reale.