"Questo fa aumentare soltanto la disuguaglianza sociale, tra 10 mesi ci saranno centinaia di migliaia di persone che non potranno più pagarsi l'affitto. È vergognoso che in Italia possa succedere questo". Lo ripetono a gran voce. Sono in piazza per difendere uno strumento di sopravvivenza non un privilegio. "Questo Stato non mi rappresenta". Non accettano di essere definiti parassiti. Un lavoro lo vorrebbero ma trovarlo è sempre più difficile nella regione con nuovi record di disoccupazione e povertà, una recessione annunciata per il 2023 e una distanza sempre più ampia con il Nord. "Saremo nei guai, io la vedo brutta. Ma la Meloni, dico io, fai gli interessi dei poveri perché i ricchi non hanno bisogno di aiuti". Per difendere una misura che, nonostante i tanti difetti, ha rappresentato un argine alla diffusione della povertà. Sfilano uomini e donne, giovani e anziani, uniti da una condizione: hanno perso il lavoro o non l'hanno mai trovato. "Ci dicono lavorate qua. Ma dov'è il lavoro? Io glielo faccio vedere dove abito io, io abito in mezzo ai topi, perché non mi posso permettere nemmeno di pagare una casa. A 60 anni". "Voglio andare a lavorare. Sono andato al collocamento, mi hanno chiamato due volte e mi ha detto che lei non può lavorare perché è invalido e ha 60 anni. Allora una persona a 60 anni non deve lavorare più?". Marciano tra i monumenti del centro storico, passano davanti ai palazzi delle istituzioni e si fermano di fronte alla presidenza della Regione. Chiedono solo una cosa: "Di andare a lavorare, perché abbiamo bambini piccoli da mantenere, da andare a scuola". "Il lavoro non gliel'hanno trovato a lei?" "Non ce n'è. Io ho fatto quattro patti di servizio, ma nessuno mi ha mai chiamato".