L'incubo dei marinai della motopesca Aliseo, della marineria di Mazara del Vallo, è finito poco prima delle 8 quando l'imbarcazione, scortata da una motovedetta della Guardia Costiera, è entrata in porto. Al timone Giuseppe Giacalone, il Comandante, l'uomo ferito alla testa da un proiettile sparato dai militari libici che, a bordo di una motovedetta due giorni fa, li hanno speronati cercando di fermarli, poi hanno aperto il fuoco. A scopo intimidatorio dicono le autorità libiche, ad altezza d'uomo invece come dimostrano i fuori sull'Aliseo. Solo per fortuna non c'è scappato il morto. "Guardando tutti fori che ci sono, penso che i cento colpi li hanno sparati" "Ci poteva scappare tranquillamente il morto?" "Si, è stato un miracolo, è stato una cosa che, un miracolo proprio va, perché il Comandante ha rischiato troppo. Difatti il proiettile l'ha preso di striscio, sulla testa, bastava qualche centimetro più spostato e gli bucano la testa completamente". Tutta la vicenda ruota attorno, ancora una volta, ai confini delle acque territoriali. Per i libici il Canale di Sicilia è praticamente tutto di loro competenza. Nel silenzio assordante, dicono i pescatori di Mazara, del Governo italiano che aiuta la Libia e dell'Unione Europea. I nostri amici ed i nostri cari rischiano la vita, dice la moglie di uno dei pescatori, e nessuno fa niente. "Se il Governo non fa qualcosa, non è possibile che devono andare oltre il rischio del maltempo, di tanti rischi, come tutti i lavori, questo no. Essere sparati addosso no".