La casa farmaceutica trasferirà le dosi direttamente presso i primi 203 siti di somministrazione sparsi sul territorio, così come confermato dal commissario Arcuri. Sull'attuazione del piano, però, pesano alcune incognite, a cominciare dai tassi di adesione proprio tra il personale sanitario e delle RSA, che in alcune aree non sembrano troppo incoraggianti. “Se qualcuno della sanità dice che il vaccino non serve o si schiera difendo che è No-Vax, perdoni, ha sbagliato lavoro. Su questo non si tratta di essere duri, si tratta che, se tu hai studiato 6 anni e poi hai fatto anche una specializzazione e arrivi alla conclusione che il vaccino non serve, hai sbagliano lavoro!” Poi c'è la questione prioritaria legata al via libera che ognuno degli altri 5 vaccini acquistati dall'Italia, per un totale di 202 milioni di dosi, dovrà ricevere prima di essere distribuito. Il 6 gennaio è atteso l'okay a quello Moderna, ma gli occhi sono puntati soprattutto sul vaccino Oxford-AstraZeneca, del quale l'Italia ha ordinato il maggiore quantitativo, 40 milioni di dosi, e che, dopo una battuta d'arresto, potrebbe a breve essere autorizzato nel Regno Unito. L'obiettivo è vaccinare il 70 - 80% degli italiani entro settembre, a cominciare da operatori sanitari, medici e infermieri, che nella sola Lombardia sono circa 343 mila persone. “La fase degli ultraottantenni e degli ultrasessantenni richiederà un maggiore impegno. Stiamo parlando di un numero di persone intorno ai due milioni e mezzo, se mettiamo anche i cronici, forse tre, da fare con i nuovi vaccini, con quello di Pfizer, sulla base dell'effettiva disponibilità per accelerare e arrivare all'estate, avendo vaccinato il maggior numero di persone possibili.