45 anni fa la mafia uccideva il Presidente della Regione Piersanti Mattarella, il fratello dell'attuale capo dello Stato. Oggi per Palermo è stato il giorno del ricordo con la deposizione di corona di fiori sul luogo alla presenza dei familiari ma non del presidente che, da quando è in carica, preferisce non presenziare alla cerimonia pubblica. Intanto, a distanza di quasi mezzo secolo la procura di Palermo si prepara a scrivere una nuova pagina. Due boss mafiosi Nino Madonia e Giuseppe Lucchese entrambi già detenuti danni, sono stati scritti sul registro degli indagati, sarebbero stati loro, secondo i magistrati della DDA a comporre il commando. Madonia avrebbe sparato, Lucchese sarebbe stato alla guida della Fiat 127 bianca rubata il giorno prima dell'agguato e abbandonata a pochi chilometri dal luogo del delitto. Per l'omicidio di Piersanti e Mattarella sono stati condannati in via definitiva i mandanti, i vertici di Cosa Nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca e Pippo Calò. Adesso I magistrati hanno messo insieme i pezzi di un puzzle ed individuato quelli che sarebbero stati gli esecutori materiali del delitto. Ma le indagini non si fermano qui: Madonnina e Lucchese potrebbero non aver agito da soli. Forse dietro potrebbe esserci stata non solo la regia della mafia. Ed è proprio su questo che gli inquinanti adesso si stanno concentrando. In passato, le indagini avevano portato a seguire una pista che arrivava al terrorismo nero adesso potrebbero prendere altre strade. Il sospetto di depistaggi come per le stragi del '92 è sempre più attuale.