Stoffe accatastate sulle macchine da cucire, giovani immobili davanti ai macchinari, mentre gli uomini della Guardia di Finanza cercano le prove del loro sfruttamento. Basta aprire una porta in un capannone di Prato per rendersi conto che quelle scoperte sono due fabbriche dormitorio dove non si spegne mai la luce, dove gli operai che percepiscono stipendi miserevoli sono a disposizione sette giorni su sette, fino a 14 ore al giorno. Quattro misure cautelari hanno raggiunto due famiglie cinesi che gestivano il business ma sono altri i numeri allarmanti. 24 vittime tutte extracomunitarie, quattro irregolari e le cifre segnate su un taccuino, un diario di lavoro dove veniva annotata la produzione giornaliera. 0,13 euro il prezzo pagato per un capo di abbigliamento. L'inchiesta è partita dalla denuncia di un'ex lavoratore che è stato inserito nel percorso di tutela e ha ottenuto su richiesta della stessa Procura di Prato un permesso di soggiorno. Un segnale alla città che vuole cambiare dopo le botte al presidio dei lavoratori e le manifestazioni come quella di domenica scorsa con la richiesta, assai poco scontata, di un lavoro di 8 ore per 5 giorni. Una lotta dura come dicono i Sindacati che adesso forse fa un po' meno paura.