Un monitoraggio della sanità italiana attraverso le segnalazioni dei cittadini, 25.000 nell'ultimo anno. Una sorta di termometro che misura lo stato di salute del settore da chi ne usufruisce e il rapporto annuale pit salute di Cittadinanzattiva, la 23a edizione speciale, perché dal passato, dal trend degli ultimi cinque anni, arriva al presente, cioè all'impatto della pandemia. I dati di ieri secondo noi sono assolutamente fondamentali per interpretare quelli oggi la pandemia ha fatto venire al pettine tutti i nodi. Abbiamo pagato e paghiamo il prezzo di scelte non fatte, rinviate, che oramai si sono ripresentate con un'urgenza che non è chiaramente più differibile. Nel tempo le criticità segnalate all'associazione appaiono costanti, stabile in cima all'accesso alle prestazioni, cioè lunghissime liste d'attesa che, se c'è urgenza, costringono a pagare per curarsi, con diseguaglianza tra le regioni. Poi l'assistenza territoriale 10% in più di segnalazioni negativo negli anni e ancora la mobilità ospedaliera, gli errori medici, farmaci mancanti. Tutte voci connesse al depauperamento dei servizi al cittadino, frutto di tagli e mancati investimenti e una visione ancora ospedalocentrica, che non poteva che peggiorare con l'emergenza virus. Effetti indiretti della pandemia. La prima segnalazione non riguarda, per esempio, problemi di mancati ricoveri di ospedale sovraccarichi, piuttosto che di una mancata assistenza da parte dei cittadini; questa è una voce che ci deve far riflettere. Era facile presagire i punti deboli del servizio sanitario nazionale, dice l'associazione, che stila infine anche un elenco di possibili azioni da attuare. Semplificazione e deburocratizzazione, ripartire dalla medicina del territorio, dall'assistenza territoriale, e poi tutta una serie di altre proposte legate al piano nazionale delle liste d'attesa che trovate dettagliate nel nostro rapporto.