Ministri dell'attuale e del precedente Governo, coinvolti e informati nei casi delle navi bloccate al largo delle coste Italiane nell'estate del 2019, quella dei porti chiusi, voluti dall'allora Ministro dell'Interno, l'attore e attivista, Richard Gere, che salì a bordo della nave ferma davanti a Lampedusa con 147 persone, fino l'intervento del Capo della Procura di Agrigento, che il 20 agosto ne verificò le precarie condizioni e ne dispose lo sbarco. È lunga la lista dei testimoni chiamati a deporre al processo a carico di Matteo Salvini. Per la Procura di Palermo, l'aver privato, per una settimana, quelle persone della libertà, configura il reato di sequestro di persona. L'aver negato, il porto sicuro di sbarco, configura il reato di rifiuto d'atti d'ufficio. Il fondatore di Open Arms, la ONG sostenuta, in questo processo, da 25 parti civili: i sindaci di Palermo e Barcellona, associazioni umanitarie e di giuristi, dice: siamo qui per chiedere giustizia, non per fare politica. Per la difesa, l'Italia non era tenuta ad assegnare un porto ad una nave straniera, di cui non aveva coordinato i soccorsi. "Ho fatto il mio dovere. Una nave spagnola che rifiuta di andare in Spagna, compie un abuso. Quindi difendere i confini, la sicurezza, l'onore e la dignità di un Paese, è un dovere, non di un Ministro, ma di chiunque, ricordato dalla Costituzione. Andare al processo, perché ho fatto il mio dovere, è surreale". Davanti all'aula bunker del Pagliarelli, vietata alle telecamere, ma seguita da decine di tv, anche spagnole, sit-in e flash mob degli artisti di "Our Voice". "È stata criminalizzata la solidarietà. Già con la sentenza di Mimmo Lucano, è stata condannata l'accoglienza, l'integrazione e quindi noi vogliamo dire, con questa rappresentazione artistica: non possiamo condannare i valori umani".