Verità e giustizia per Giulio Regeni. Il grido che da anni ormai rivolgono i genitori di Giulio non è mai venuto meno, come l'appoggio e sostegno della società civile e dei movimenti per i diritti umani, ma non c'è ancora giustizia per Giulio, giovane ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto quattro anni fa. Una morte senza colpevole, resa ancora più dolorosa da silenzi, omissioni e depistaggi. Il muro del Governo egiziano e dei suoi apparati non si sgretola. “We want Giulio back” diceva l'allora ambasciatore italiano al Cairo al Ministro dell'Interno egiziano a fine gennaio 2016. Regeni, 28 anni, era sparito nel nulla il 25 gennaio. Ritrovato cadavere qualche giorno dopo, il 3 febbraio, lungo l'autostrada che collega il Cairo ad Alessandria. Sul corpo martoriato e irriconoscibile i segni inequivocabili di indicibili torture. La frase straziante della madre fece rabbrividire tutti noi: ho riconosciuto mio figlio solo dalla punta del naso. Quattro anni e cinque mesi dopo, con quattro governi, un paio di rogatorie internazionali, diversi incontri tra procuratori italiani ed egiziani, una Commissione d'inchiesta parlamentare, cinque ufficiali egiziani indagati dalla Procura di Roma, nulla è cambiato. La verità non c'è, né tantomeno la giustizia tanto invocata. Giulio scambiato per una spia. Questa all'inizio la versione ufficiale. Giulio, che per conto dell'Università di Cambridge, conduceva una ricerca sul sindacato dei venditori ambulanti, aveva forse scoperto qualcosa di scottante, compromettente o toccato nervi pericolosi. Giulio mandato allo sbaraglio, usato, manipolato, tradito. Dal Cairo negli anni sono arrivate tante promesse di collaborazione, ma non è mai stata presa in considerazione l'ultima rogatoria dei PM, datata 29 aprile 2019, in cui il capo della procura romana e il PM Colaiocco iscrivono nel registro degli indagati cinque ufficiali dei servizi egiziani, accusati di concorso in sequestro di persona. Tutti ufficiali del Dipartimento di sicurezza nazionale e dell'ufficio investigativo del Cairo e ritenuti responsabili della sparizione di Giulio. Già nel 2017 ROS e SCO avevano scoperto che Regeni era stato seguito e pedinato fino al 22 gennaio 2016, e poi anche tre giorni dopo, quando, dopo l'incontro con il leader del sindacato che lo denunciò ai servizi, avvicinatosi alla stazione Dokki della metropolitana, diretto a Piazza Tahrir, scomparve nel nulla.