Riforma Csm, i nodi da sciogliere e le questioni aperte

04 feb 2022
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Scontri fra procure, guerre personali, dinamiche di appartenenza e correntismo: sono le strutture che da anni gravano sulla Giustizia e che trovano nella vicenda paradigmatica dell'ex presidente dell'ANM Luca Palamara, oggi radiato e sotto processo, forse uno dei momenti più difficili nella storia recente della Magistratura. Ma non c'è solo il sistema Palamara. A ben guardare da tempo i panni sporchi non restano tra i corridoi delle procure col risultato di aver reso negli anni i togati, o almeno una parte di loro, sempre un po' più vulnerabili. Dallo scontro tra l'allora Procuratore Capo di Milano Bruti Liberati e il suo aggiunto Robledo, al più recente caso che vede oggi imputati davanti al GUP di Brescia il PM milanese Paolo Storari e l'ex consigliere del CSM Piercamillo Davigo con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio per la vicenda legata agli ormai famosi verbali di Piero Amara sulla cosiddetta Loggia Ungheria, fino alla vicenda di Catello Maresca giudice a Campobasso e contemporaneamente capo dell'opposizione in Consiglio Comunale a Napoli, emblema di quel corto circuito che può innescarsi tra Politica e Magistratura. Ce n'è quanto basta forse per aver fatto invocare al Presidente Mattarella un impegno per ridare prestigio e credibilità alla Giustizia. Quanto basta forse, chiusa la partita del Quirinale, anche per imprimere un'accelerazione alla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che non solo dovrà ridisegnare il sistema elettorale per l'organo di autogoverno ma anche sciogliere tanti altri aspetti irrisolti. È anzitutto sulla futura legge elettorale per scegliere i togati a Palazzo dei Marescialli però che ci si dovrà concentrare in vista del voto per il rinnovo del CSM a luglio. La bozza della Ministra Cartabia ipotizza una elezione con un sistema maggioritario con collegi più piccoli escludendo, sembra, quel sorteggio chiesto da Lega e Forza Italia perché considerato dalla Guardasigilli incostituzionale. Su tutto questo il parere dell'ANM che a fine gennaio, con un referendum consultivo proprio sulla riforma della legge elettorale del CSM, si era espresso in maggioranza a favore del proporzionale.

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