Non esiste guida di Roma che non gli dedichi almeno un trafiletto, turista che non si sia fermato per una foto. Incastonato in Via Condotti tra i negozi del lusso, il Caffè Greco è più di un'Istituzione della Capitale, è un pezzo integrante della sua storia. I tempi cambiano, soprattutto gli interessi, e ora quello che per 250 anni è stato il punto d'incontro di artisti, poeti, musicisti e politici rischia di chiudere. La ragione è nel contratto d'affitto. Da due anni la proprietà, l'Ospedale Israelitico, e i gestori sono ai ferri corti per l'aumento del canone richiesto da 17.000 euro al mese a 120.000 euro. È possibile? Sono allibita. Lo sfratto, programmato per oggi, è stato rinviato a gennaio. Sotto c'è un'inchiesta, il Giudice potrebbe pure dire: "I problemi che ho sollevato per cui ho sospeso non sono risolti" e risospende un'altra volta. A rischio non è solo che il Caffè si trasformi nell'ennesima boutique della moda, ma anche il destino dei 36 dipendenti che saranno licenziati. Romani e turisti sono senza parole. Mi dispiace tantissimo, perché vengo qui da quando sono adolescente. Se è così ci dispiace sicuramente. È un pezzo di Roma che va via. Tra le tele, molte autografe, e le statue custodite in queste preziose sale, si sono intrattenuti personaggi come Gate, Byron, Federico Fellini, Gabriele D'Annunzio, Gogol' e Guttuso. L'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini ci veniva tre volte a settimana. In questi giorni di fermento l'Ambasciata di Polonia a Roma è arrivata a scrivere una nota per esprimere la propria preoccupazione. E così anche altre rappresentanze straniere. Il locale è vincolato dal Ministero dei Beni Culturali dal 1953, il che significa che ogni oggetto che si trova qua dentro non può essere spostato. Ma, forse, i vincoli non basteranno ad affermare che esistono valori universali che vanno difesi e che dovrebbero contare di più dei soldi.