Costretta a firmare un verbale in ungherese. È quanto denuncia Ilaria Salis in una lettera, datata 30 gennaio, inviata dal carcere all'ambasciatore italiano a Budapest, con la richiesta di condividerla con il suo legale. La donna, accusata dell'aggressione a due estremisti di destra nel febbraio 2023, racconta di essere stata interrogata in carcere da due agenti della penitenziaria dopo la prima udienza del processo del 29 gennaio. Ha parlato loro delle dure condizioni in carcere, come aveva denunciato nel memoriale inviato il 2 ottobre ai suoi avvocati, e poi è stata costretta a firmare il verbale. Scritto in ungherese, non tradotto. Il timore è che su quel foglio possano esserci parole per screditare la versione dell'ex insegnante. Per quanto invece riguarda le condizioni di prigionia, nelle ultime ore ci sono alcuni segnali di miglioramento. Pare che abbiano fatto operazioni di pulizia e che abbia avuto un colloquio con una psicologa, dice Roberto Salis, il padre di Ilaria. La prossima visita con la figlia sarà il 21 febbraio. "Penso di baciarla per una mezz'oretta e poi le darò un calcio nel sedere", dice l'uomo. E aggiunge: "bisogna trovare il modo di applicare la direttiva che regolamenta in UE la gestione delle misure cautelari. Finora non è mai stata attuata".