Limitare l'isolamento ai contatti strettissimi di chi viene colpito dal virus. In caso di contagio da Covid di un alunno, andrebbe quindi in quarantena l'alunno positivo e il suo compagno di banco. Per limitare quarantene e didattica a distanza c'è chi propone in queste ore il modello tedesco, ma sono gli esperti stessi a ritenere questa soluzione troppo pericolosa. Intanto, cresce il numero delle classi in Dad. Sono un centinaio, dichiara il Presidente dell'Associazione Nazionale dei Presidi, Mario Rusconi, e sono destinate ad aumentare. Nel frattempo, il Comitato priorità scuola torna a mobilitarsi in data 20 settembre in tutta Italia. Nel mirino della protesta il Governo e le carenze strutturali delle nostre scuole che non avrebbero consentito un'adeguata gestione dell'emergenza. In mezzo al dibattito c'è anche chi propone una soluzione del tutto diversa, è Marco De Rossi, fondatore di Weschool, la piattaforma di didattica digitale usata da 2 milioni di studenti ogni mese e da più di 200 mila docenti, per cambiare il modo di fare didattica. "La didattica digitale esiste da dieci anni, si sta diffondendo lentamente ed è molto diversa dalla Dad. È una didattica che fa partecipare lo studente in modo molto più attivo, sia in classe, affiancando le tradizionali spiegazioni, che rimarranno sempre, con utilizzo del digitale che li rende cittadini più consapevoli e critici. Lavorando in gruppo con i compagni, comunicando, avendo un approccio più imprenditoriale e progettuale ad alcune delle competenze sviluppate". Sulla gestione delle scuole, un monito giunge anche da oltreoceano. L'Unicef ha installato alle Nazioni Unite un contatore che in tempo reale segnala il numero crescente delle ore che ogni studente del mondo continua a perdere. Bambini e ragazzi hanno infatti perduto fino ad ora circa 1,8 trilioni di ore di scuola in presenza.