Oltre ai 12 reati sul capo di imputazione, i magistrati francesi a Pavel Durov, fondatore di Telegram, contestano soprattutto di consentire che sulla sua piattaforma vengano commessi illeciti. Quando nel 2015 Telegram fu accusata di non fare nulla contro il suo utilizzo da parte dell'Isis, Durov sostenne che il diritto alla privacy fosse più importante della paura del terrorismo. Per molti di noi l'app russa nata nel 2013 altro non è che un alternativa a WhatsApp, ma sbagliamo. "Il sistema crittografico non è alla luce del sole come invece avviene per altri sistemi Social, come per esempio appunto WhatsApp, in particolare buona parte dei messaggi vengono innanzitutto inviati ai server di telegram. Questo passaggio intermedio. però, è un grande dilemma: chi riesce ad accedere ai server quindi ha modo di leggere questi messaggi? La risposta sostanzialmente è affermativa". La sicurezza di Telegram, spiegano gli esperti, è soltanto parzialmente nota, la piattaforma garantisce l'anonimato, questa ha permesso lo sviluppo di attività illegali, come vendita di armi e prostituzioni, eludendo le stringenti norme europee. "Telegram ha dei server che sono in Europa, sennò non potrebbe proprio operare, però tanti altri server purtroppo non stanno in Europa quindi non sono sotto il controllo diretto dell'Europa". Per Durov la tutela della riservatezza degli utenti di Telegram è inviolabile eppure ci sono molti dubbi. "La tecnologia che sostiene la sicurezza di Telegram non è, come dire, così libera e aperta come tanti altri casi di crittografia, quindi non si sa bene come funziona, quindi si ha il motivato timore che in realtà questo sistema crittografico abbia un certo controllo da parte dei suoi creatori".