26 secondi di immagini che raccontano non tutto, ma molto di quello che è successo venerdì pomeriggio alla Questura di Trieste. Secondi che dicono per frame quello che il Gip ha scritto nell'ordinanza, con cui ha convalidato il fermo di Alejandro Stephan Meran: “Franca pericolosità sociale, spinta criminogena e familiarità con le armi”. Eccolo di nuovo il giovane dominicano, mentre spalanca una porta di una piccola stanza vuota, esce, poi corre attraverso l’atrio della Questura con entrambe le pistole, con cui spara ad altezza uomo verso il piantone, rimasto ferito a una mano. Cerca e trova la porta, scappa. Nel piazzale tenta di aprire una volante parcheggiata, poi si dirige verso la Panda della Squadra Mobile, che fa velocemente retromarcia. Infine si ripara dietro le auto parcheggiate e lì, per fortuna, sennò sarebbe stata una strage, finisce la sua fuga. Folle, per chi indaga non c'è traccia, per ora, né evidenza di un disturbo mentale. Le indagini serviranno anche a questo, a capire se sia stato mai sottoposto a terapie con psicofarmaci per disturbi mentali, come aveva dichiarato la mamma ai nostri microfoni. Altra cosa da chiarire è se ci sia stata o meno una colluttazione tra Meran e l’agente Rotta, a cui aveva il dominicano chiesto di essere accompagnato in bagno. Di quei minuti non esistono le immagini, l’autopsia, però, potrà dire qualcosa in più.