Vignola, uccise moglie malata: attenuanti morali

01 feb 2024
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"In cinque minuti i Carabinieri erano già qui perchè ho telefonato subito tanto se mi portavano in carcere io ero consapevole di andarmene in carcere però contento di non di non di non vederla più soffrire in quel modo". Era malata terminale Laura Anidei, 68 anni, 45 anni di matrimonio 5 di fidanzamento sono stati 50 anni insieme, "Non abbiamo avuto figli vivevamo in simbiosi", racconta il marito Franco Cioni nella loro casa di Vignola a Modena. "Tutto dice è fermo alla notte del 14 aprile di tre anni fa l'omicidio l'ho fatto consapevole delle conseguenze la lunga malattia la faceva soffrire, non potevo più vederla così". "Mia moglie da cinque anni che era malata di tumore al cervello poi propagato ai polmoni eccetera, l'ultimo anno è stato un dramma perché poi non camminava più, non riusciva più ad a momenti era fuori di senno, andava in coma la ricoveravo, me la mettevano un po' in sesto esco poi tornava a casa, poi non c'è stato più niente da fare perché si vede che stava proprio degenerando ma avevan detto che aveva un anno di vita". E lei cosa diceva, sua moglie cosa diceva?. "Ormai non diceva più niente, piangeva e basta, se dovesse succedere qualcosa non devi mettermi mai in una casa di riposo. O guarda, gli dicevo, Laura così anche per me è per cui". Lei si è pentito? "Non lo so". La Corte d'Assise di Modena nel novembre scorso ha condannato Franco Cioni in primo grado a sei anni e due mesi, riconoscendogli l'attenuante dei motivi morali e sociali. "Non si dovrebbe mai arrivare a questi gesti qua, sicuramente però si vede che quella notte è stato così insomma". Nelle motivazioni della sentenza ora pubblicata, i Giudici spiegano di aver tenuto conto che l'omicidio avvenne con modalità consone allo scopo cioè con un cuscino e mentre la donna stava dormendo. Non si può dice la sentenza considerare il gesto isolatamente rispetto alla condotta precedente l'altruismo di Cioni emerso dalle testimonianze del medico che aveva in cura la donna, dalla sorella della vittima e dai conoscenti la sua dedizione nella vicinanza e nel sostegno umano assicurato alla propria consorte per tutta la sua lunga malattia. "Voglio affrontare la mia condanna con l'avvocato valuteremo se ricorrere in appello". "Devo pur pagare qualcosa, una cosa del genere sicuramente speriamo l'avvocato spero mi faccia per i domiciliari, ecco". In casa le fotografie che fermano i ricordi a prima della malattia. Alle persone che vivono situazioni come la sua dice: "Non fate come me la libertà di decidere della propria vita riflette dovrebbe essere garantita dalla legge l'etica morale così se ne va proprio sotto i piedi, veder le persone messe in quel modo".

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