Mentre ancora la comunità scientifica si interroga sull'efficacia dell'immunità data dagli anticorpi prodotti da chi si è ammalato di covi 19 ci si prepara una ormai imminente ripartenza non priva di dubbi però. I primi ad esprimerli ci sono i medici di base, solo di recente, almeno in Lombardia, messi nelle condizioni di poter richiedere tamponi e presto test sierologici per i loro pazienti sospetti covid, curati a casa e oramai teoricamente guariti. Medici che ora lanciano un allarme legato anzitutto ai tempi di esecuzione dei test che, se dovessero allungarsi in vista della fase due, comporterebbe un potenziale rischio. Il rischio potrebbe essere che riprendano a lavorare persone asintomatiche che in quel momento stanno bene, ma che sono portatrici del virus. persone che potrebbero avere il tampone positivo pur non avendo sintomi. Poi c'è la questione della volontarietà dei test, stando alle disposizioni dell'ATS, i medici di medicina generale, possono chiedere tamponi e test sierologici per i soggetti in quarantena fiduciaria asintomatici, contatti di casi sintomatici e contatti di casi asintomatici. Il paziente, però, può su base volontaria, decidere di sottoporsi o meno a questi test. Se il soggetto dovesse risultare positivo, nonostante l'assenza di sintomi, verrebbe messo in isolamento e qui si apre una questione sanitaria strettamente legata a quella economica. Ho proposto ad alcuni pazienti che sapevo aver avuto nei mesi passati un'infezione che clinicamente era compatibile con un'infezione da coronavirus io ho loro parlato della possibilità di effettuare le immunoglobuline, alcuni sono stati felici di questa possibilità e direi la maggioranza e altri che hanno evidenziato le loro paure dal punto di vista economico, il rischio è che qualcuno privilegiando i propri motivi economici e finanziari, decida di non fare il test e sottoponendo ad un aumento di rischio di contagio le persone.