Un gruppo di imprese italiane dovrebbe costruire il nuovo aeroporto internazionale di Tripoli. Ha già iniziato a farlo, da anni, lo scalo è stato distrutto nel 2014; tre anni dopo le autorità libiche hanno affidato Dyneas, consorzio di aziende italiane specializzate nella realizzazione di terminal, il progetto di ricostruzione partito nel 2019 poi la guerra civile, il Covid e l'instabilità interna del paese hanno rimandato i lavori al 2023. Qualche mese fa lo stop, il governo di unità nazionale, l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale ferma i pagamenti e il progetto si blocca. "Due Lettere piuttosto antipatiche in cui ci chiedevano di fare un passo indietro sul progetto perché poi il progetto veniva assegnato a una ditta locale che poi era il nostro sub appaltatore. Noi ad oggi siamo riusciti a realizzare oltre il 55% della struttura poi all'inizio dell'estate purtroppo siamo stati bloccati perché c'è pervenuto l'aumento finanziario che noi ci attendavamo. Qui abbiamo un contratto iniziale di 79 milioni ce ne hanno finanziati 76, con ulteriori aumenti di circa 20 milioni il progetto finale era di totale 96 milioni. Quindi a noi mancano attualmente circa 22 23 milioni. Non capiamo le motivazioni, non capiamo i blocchi dei pagamenti l'aeroporto rappresenta una struttura economicamente molto vantaggiosa per tutti coloro che ci lavorano. Quindi posso immaginare che gli appetiti sono molto importanti, ma non riesco a capire la motivazione politica. C'è un business forum il prossimo 29 di ottobre che permette di incontrare imprenditori libici con imprenditori italiani in questo evento è fondamentale per quanto ci riguarda che la presidente Meloni abbia un incontro con il presidente Dbeibeh ribadendo l'interesse dell'Italia sul settore aeroportuale sul nostro progetto in particolare.".