Rimane confermato lo sciopero di giovedì dei lavoratori Alitalia. Dopo l’incontro con il Governo, presenti, tra i ministri, Delrio, Calenda e Poletti e la viceministra allo sviluppo economico Bellanova, i sindacati del trasporto aereo di CGIL, CISL, UIL e UGL portano a casa l’impegno dell’Esecutivo a convocare a breve l’azienda per verificare se ci siano possibilità di mediazione. “L’azienda sarà convocata dai tre Ministeri nei prossimi giorni e vediamo cosa produrrà. Per adesso lo sciopero del 23 è assolutamente confermato, perché non ci sono le condizioni per ritirarlo”. Al tavolo i rappresentanti dei lavoratori, mentre fuori dal Ministero dei trasporti si faceva sentire la protesta dei precari e degli autonomi USB e CUB che, con bandiere e cartellini, hanno rappresentato tutti i timori per la situazione della nostra ex compagnia di bandiera e il fermo no alla decisione dell’azienda di procedere in modo unilaterale alla sostituzione, dal 1° marzo, del contratto collettivo nazionale scaduto a fine 2016, con un regolamento aziendale che prevede trattamenti economici peggiorativi. La proposta – dicono – è irricevibile. Una vertenza, quella del contratto, che si intreccia per forza di cose alla questione più generale del futuro della compagnia, che dopo due anni e mezzo dall’ingresso di Etihad non ha ancora visto il risanamento promesso, ma continua a bruciare risorse. “Sono problemi seri, c’è preoccupazione” ha detto il ministro dei trasporti Delrio. Il Piano industriale, decisivo a far decollare di nuovo l’azienda e a garantirne la sopravvivenza con una drastica riduzione dei costi, è atteso entro la prima settimana o i primi dieci giorni di marzo. Il timore dei sindacati è che si arrivi di nuovo a tagliare posti di lavoro e salari e anche se con il Governo non si è parlato di esuberi in assenza di cifre ufficiali, le indiscrezioni ne arrivano a contare fino a 2000.