Tre mesi per mettere a punto l'assegno unico e universale per i figli ed evitare che una parte delle famiglie italiane abbia meno soldi in tasca rispetto al passato. Il via libera del Parlamento al nuovo strumento di aiuti per chi ha bambini e ragazzi, infatti dovrebbe partire a luglio, ma ha bisogno di una serie di regole per definire come saranno distribuiti i 20 miliardi a disposizione. Di questa cifra 6 miliardi, a regime, saranno nuovi e gli altri recuperati dai sussidi presenti già oggi e che saranno rimpiazzati. A beneficiarne dovrebbero essere 7,6 milioni di famiglie oltre 400 mila in più rispetto a quelle che finora hanno sgravi fiscali o altri bonus per figli a carico. Ci rientrano infatti anche lavoratori autonomi, finora scoperti e chi guadagna così poco, da non dover pagare le tasse. Non è stato però ancora stabilito il criterio per ripartire questi denari, da questo dipende chi ci guadagnerà e chi, con la riforma, potrebbe subire un danno. Coi quattrini a disposizione non si potrà dare a tutti il massimo promesso, cioè 250 euro al mese, in media ogni famiglia ne avrebbe 160. Non solo circa un terzo delle famiglie potrebbe ricevere meno del passato e servirebbero altri 2 miliardi per evitarlo. Se, come pare, il metodo per calibrare l'assegno si baserà sulla ricchezza complessiva della famiglia, cioè l'Isee, che tiene conto di reddito e patrimonio, come la casa e i risparmi, molto dipenderà da dove verrà fissata l'asticella. Se a partire dai 30.000 euro annui, il contributo inizierà a scendere, si calcola che 1,35 milioni di famiglie, quasi tutti lavoratori dipendenti, saranno penalizzate per diverse centinaia di euro l'anno: 381 euro in meno è il valore mediano calcolato, a fronte però di 1.000 euro in più per oltre 6 milioni di nuclei. Per evitare questo risultato servirebbero 800 milioni di euro aggiuntivi da cercare nelle pieghe di bilancio. Un'operazione che in tempo di crisi non appare così semplice.