Cosa succede se in un mondo globalizzato, una nave container, lunga quanto l'Empire State Building, ostruisce per giorni il canale di Suez? L'allarme di Maersk, la più grande compagnia navale di trasporto merci, è che potrebbero volerci settimane, se non mesi, a smaltire gli arretrati dovuti a questi giorni di blocco del canale, in cui passa il 12% del commercio globale e un container su tre. La rotta del Canale di Suez, è infatti sulla carta la più breve per raggiungere l'Europa dal sud-est asiatico. Circumnavigare il Capo di Buona Speranza, allungherebbe infatti il viaggio di quasi 10 giorni. Ce ne potremmo presto accorgere tutti quanti, quando vedremo le spedizioni dei nostri ordini on-line, tardare rispetto al solito. Ogni giorno, dal canale, sono trasportati prodotti e materiali valutati in quasi 10 miliardi di dollari, ovvero 6,7 milioni ogni minuto. E secondo un'analisi del gruppo di assicurazioni Allianz, le perdite per il blocco sarebbero tra i 6 e i 10 miliardi di dollari alla settimana, per via dei ritardi causati ai cicli produttivi globali e dell'aumento dei costi di trasporto e produzione. Il solo costo di affitto delle navi cargo nell'area del Medioriente, è schizzato in pochi giorni del 47%, e per un paese esportatore come l'Italia, i danni potrebbero essere ancora più consistenti. D'altronde il blocco è avvenuto in un sistema globale già sotto pressione, la crescita del commercio on-line ha causato il raddoppio dei costi di affitto dei container, rispetto a giugno 2020 e segnali di stress sulle catene del valore, si erano già verificati con la penuria di microchip dall'Asia e con l'aumento del prezzo del petrolio per il giro record in Texas di febbraio. E ora che si attende un vigoroso rimbalzo economico, soprattutto dall'America, gli equilibri della globalizzazione potrebbero essere ancor più messi sotto pressione.