Non c'è nulla da aggiungere. In sintesi è questo ciò che ha scritto in una lettera John Elkann per giustificare la sua assenza in parlamento dove era atteso per parlare delle difficoltà del settore dell'auto e di Stellantis, il gruppo di cui è presidente. Nulla da aggiungere, ha precisato, a quanto detto dall'amministratore delegato della casa italo-francese Carlo Tavares l'11 ottobre davanti ai deputati e che si può riassumere così: servono incentivi per sostenere il passaggio alle macchine elettriche che costano il 40% in più di quelle a benzina e diesel. Soldi pubblici dunque per permettere che una volta usciti dalle fabbriche i veicoli a batteria possano essere venduti. Dal governo però sembra essere arrivata una risposta che va nella direzione opposta visto che con la manovra vengono tagliati i finanziamenti previsti: 4,55 miliardi in meno nei prossimi 6 anni che comportano una riduzione dell'80% dei fondi all'industria delle quattro ruote. Quanto si legge nella proposta di legge di bilancio del governo non contribuisce quindi a distendere i rapporti con la multinazionale che tiene le redini tra gli altri della Fiat e alla quale palazzo Chigi da mesi chiede di aumentare la produzione negli stabilimenti italiani. Al centro del dibattito c'è la transizione dai motori a benzina e diesel a quelli elettrici. E auto meno inquinanti rappresentano il futuro dato che, secondo le regole europee, dal 2035 si potranno produrre solo quelle meno inquinanti. Il governo ha proposto all'Europa di ammorbidire vincoli comunitari e su questo tema Tavares è stato chiaro: non serve un allungamento dei tempi della transizione ma stabilità su quanto già deciso.