Si allenta, almeno in parte, la pressione sul Governo a caccia delle risorse per la manovra del 2025 alle prese con la correzione di bilancio per rispettare le regole europee. Nel rivedere i conti del 2021-2023 l'Istat ha abbassato le stime sul deficit e debito in rapporto al prodotto interno lordo. In pratica la situazione è un po' migliore di quanto era stato previsto, col risultato che la cura dimagrante alla quale il nostro paese è chiamato, potrebbe essere meno ferrea con tagli alla spesa inferiori, e il nostro enorme debito potrebbe essere domato con qualche sforzo in meno. A sostenere i conti, ci dice l'ufficio di statistica, è un dato più alto di quanto stimato in precedenza sulla ricchezza prodotta, il PIL, decine di miliardi in più sugli scorsi tre anni, risultato che comporta tra le altre cose, che il tasso di crescita del 2023 risulta più basso perché negli anni precedenti abbiamo macinato di più. Nel complesso dunque possiamo dire che i conti si trovano in una situazione un po' meno rischiosa, non ci sono tutte via consistenti tesoretti all'orizzonte, tutt'al più una piccola dote e resta il fatto che il nostro paese è chiamato a stringere la cinghia, a meno che non si vogliono aumentare le tasse o ridurre per esempio alcuni sconti fiscali. Due frecce all'arco di Palazzo Chigi che ha aspettato la riformulazione dell'Istat per dire a Bruxelles che correzioni si hanno in mente. La revisione è lieve, fa sapere il Ministero dell'Economia che aggiunge che non cambierà il quadro del piano da inviare all'Europa e che prevede nel suo schema di massima l'aggiustamento diluito in sette anni, il deficit PIL sotto il 3% già nel 2026 è il limite all'aumento della spesa.