Dazi, Confindustria: con escalation spallata al Pil

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3 giorni fa

Una robusta spallata alla nostra economia e quanto teme Confindustria a causa della guerra dei dazi nella peggiore ipotesi possibile c'è con una escalation duratura a colpi di tasse e contro tariffe alla dogana fra Stati Uniti, Europa e Cina. Per l'Italia nello scenario più fosco, la crescita si comprimerebbe in modo notevole col prodotto interno lordo che quest'anno perderebbe lo 0,4%, salendo così nell'intero 2025 solo dello 0,2. Un impatto negativo che sarebbe ancora maggiore nel 2026 quando la guerra commerciale peserebbe per lo 0,6%. Il tutto in un contesto già non entusiasmante, visto che il centro studi degli industriali, a prescindere dai dazi, ha ridotto le stime sul Pil del nostro paese. Cosa si può fare? Questo è il suggerimento del Presidente di Confindustria Emanuele Orsini. "Servono misure straordinarie e coraggio straordinario. Quindi noi abbiamo bisogno che il nostro Governo, abbia coraggio e che l'Europa cambi rotta". Trattare con Washington per scongiurare il peggio e aumentare l'appetibilità degli investimenti nel vecchio continente per evitare una fuga verso gli Stati Uniti, queste le direttrici verso le quali si dovrebbero muovere Roma e Bruxelles. L'Italia è tra i paesi che rischiano di più coi dazi, l'America è il nostro primo partner fuori dall'Unione Europea, vale oltre il 10% delle nostre esportazioni per un valore di 65 miliardi nel 2024 tra prodotti e servizi. A rischiare di più sono le imprese impegnate nella meccanica, farmaceutica, auto, mobili e alimentari come vino e olio. E, prevede l'ISTAT, oltre 23 mila imprese che danno lavoro a 416 mila persone, entrerebbero in difficoltà con la guerra commerciale.