Alla fine per nulla a sorpresa la soglia dei 3000 miliardi di debito pubblico è stata superata. Soglia simbolica e psicologica, al momento non foriera di peggioramenti per i nostri conti pubblici proprio perché ampiamente prevista. La cifra quasi tonda, siamo a 3.005 miliardi, emerge dagli ultimi documenti della Banca d'Italia sui dati di novembre ed è l'effetto dell'aumento di quasi 24 miliardi rispetto a ottobre. Ciò che rileva non è tanto il debito pubblico in termini nominali quanto la capacità del paese di farvi fronte, ci tiene a precisare il comunicato di via Nazionale. Ossia quanta ricchezza riusciamo a creare per ripagarlo. Il rapporto tra debito e PIL insomma. Col prodotto che lo scorso anno si è attestato poco sopra 2.100 miliardi siamo attorno al 136% rispetto ai 3.000 miliardi di debito. E secondo le previsioni del documento programmatico di bilancio che il governo ha inviato a Bruxelles a fine anno scorso questo rapporto dovrebbe aumentare leggermente nei prossimi due anni per poi stabilizzarsi. Nel biennio appena iniziato però è probabile che risparmieremo qualcosa sugli interessi da pagare a chi compra i nostri titoli di Stato. Grazie al calo dei rendimenti dei nostri bond, ben comprati dagli investitori internazionali sui mercati, complici le difficoltà di Germania e Francia, l'ufficio parlamentare di bilancio ha stimato che rispetto alle previsioni iniziali dovremmo pagare circa €10 miliardi in meno di interessi nel biennio 25-26. La fatidica quota dei 100 miliardi all'anno, altra cifra simbolo, si sposta un po' più in là.