Dieci anni fa il 'Whatever it takes" di Mario Draghi

26 lug 2022
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Eh sì, bisogna fare qualche passo indietro, dimenticarci di Mario Draghi nella veste di Presidente del Consiglio, ormai dimissionario, e ricordarcelo invece come Presidente della Banca Centrale Europea, come lo vediamo qua. Allora, andiamo a riascoltare quelle parole che così tanto fecero la storia. Poche parole, un intervento molto breve -che faceva ovviamente parte di un discorso più lungo del 2012, 26 luglio 2012- che fu ascoltato effettivamente dai mercati. Quindi, quel "believe me, it will be enough" fu effettivamente ascoltato. Qua vediamo gli spread con gli indicatori della fiducia dei Paesi più indebitati: Grecia, Portogallo, Italia e Spagna che in quel periodo, 2011-2012, se la passavano davvero male e vediamo che da quel momento in poi, da quando ci fu quel discorso, beh, effettivamente la Grecia che era addirittura a 3.000 punti base calò decisamente, anche l'Italia, noi siamo questa linea azzurra, quindi ci fu effettivamente un effetto molto forte. Andiamo a spiegare perché quel "whatever it takes" (a qualunque costo) fu così importante per preservare l'unità dell'eurozona, della moneta unica. Lo facciamo con questi diagrammi. Qua vediamo cosa succedeva prima del "whatever it takes". Vediamo che i 19 Paesi dell'eurozona che hanno un'unica moneta ma hanno 19 Governi diversi, 19 debiti diversi, 19 politiche fiscali diverse, quindi senza una fiducia e un collante politico venivano colpiti dalla speculazione finanziaria. In effetti diversi Governi caddero, ci furono dei salvataggi delle banche, insomma furono davvero degli anni complicati. E la Banca Centrale Europea non intervenne, almeno per diversi mesi. Perché? Perché il suo mandato era quello di tutelare i prezzi, quindi di guardare solo all'inflazione. Ma dopo quel "whatever it takes" qualcosa cambiò perché, appunto, la BCE sopperì alla mancanza di un'unità politica dell'eurozona e quindi si mise in mezzo ed evitò che la speculazione finanziaria potesse distruggere l'eurozona per, appunto, la sfiducia tra i diversi Paesi. Ma questo non fu apprezzato da tutte le parti. E infatti andiamo a vedere anche una copertina dell'Handelsblatt, in particolare i tedeschi sappiamo che hanno sempre avversato Draghi. Qua lo vediamo raffigurato come se fosse un boss mafioso che dicendo "whatever it takes" sta bruciando i soldi dei risparmiatori tedeschi. Perché? Perché, insomma, i tedeschi hanno sempre pensato che aiutando i Paesi più indebitati poi non li avesse spinti a fare le riforme. Ma c'è chi anche pensa, invece, che questo corrisponda al vero. Paul Krugman, premio Nobel per l'economia del 2008 ha detto negli ultimi giorni: "Come Presidente della BCE Mario Draghi ha salvato l'euro e a mio parere è il più grande banchiere centrale di sempre". Qual è la sua eredità? Beh, evidentemente in un momento come questo in cui c'è un'elezione molto delicata che potrebbe cambiare le cose anche in Italia, evidentemente non si parla più di Italexit o di far uscire un Paese dall'eurozona e questo, evidentemente, è un'eredità che quel "whatever it takes" ci ha lasciato.

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