A luglio, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati e sale la disoccupazione. È l'estrema sintesi dei dati dell'Istat sul mercato del lavoro che in questi mesi sembrano contraddittori, ma solo in apparenza, e che nell'ultima rilevazione mostrano comunque luci e ombre. Partiamo dagli occupati: sono 85 mila in più rispetto a giugno, e quasi tutti a tempo indeterminato, mentre calano gli autonomi. Il che fa risalire il tasso di occupazione al 57,8%. Quello di disoccupazione però anche risale, passando al 9,7% dall' 8,8 di giugno, riportandosi ai livelli di febbraio e dunque dell'ultimo mese prima della pandemia. Questo si spiega perché la percentuale dei senza lavoro si calcola sul numero di persone che il lavoro lo cercano attivamente: meno persone lo cercano spesso perché sfiduciati sulla possibilità di trovarne uno, e più il tasso di disoccupazione scende. E infatti nei mesi scorsi, quando nessuno cercava lavoro perché tutto era fermo la disoccupazione era scesa, mentre oggi l'Istat rileva un forte aumento di persone in cerca di lavoro, cioè di disoccupati, più 134 mila in un mese, e un calo dei cosiddetti inattivi. Se il dato mensile mostra qualche piccolo segnale positivo, allargando lo sguardo si vedono tutti i danni causati dalla pandemia. Rispetto a un anno fa si sono persi più di mezzo milione di posti di lavoro e la gran parte di questi, oltre 450 mila, sono stati bruciati da febbraio in poi. Il tasso di occupazione è più basso dell' 1,3% rispetto a luglio 2019, e oltre un punto, scrive l'Istat, è stato perso negli ultimi quattro mesi. L'allarme ora è per il futuro. La rete di sicurezza stesa dal Governo, blocco dei licenziamenti e cassa integrazione, prima o poi finirà e secondo le stime si rischia la perdita di oltre un milione di posti di lavoro.