Per raffreddare i rincari dell'energia lo Stato, in poco più di un anno, ha speso 66 miliardi; ma quanto ha inciso questa montagna di soldi pubblici sulle bollette di famiglie e imprese? Partiamo dal cosiddetto bonus sociale, destinato a chi è in gravi difficoltà economiche, considerando i consumi medi di luce e gas di una famiglia questo sconto sommato a quello già in vigore prima della crisi energetica ha permesso di annullare i rincari coprendo circa il 100% della spesa aggiuntiva; molto più ridotto l'effetto per le famiglie che se la passano meglio l'agevolazione per la bolletta elettrica copre solo un quinto dell'esborso dovuto alla corsa dei prezzi. Più corposa la mano data per il gas gli aiuti valgono il 40% degli aumenti circa 400 Euro l'anno. Per le imprese invece gli aiuti funzionano in maniera diversa, non si vedono subito ma c'è una sorta di rimborso per cui, da quando viene recapitata la bolletta a quando arriva l'agevolazione passa qualche mese; si tratta di crediti di imposta, nell'ultima versione lo Stato ridà dalle aziende dal 30 al 40 per cento dei costi energetici aggiuntivi rispetto al 2019, rinunciando ad una porzione di tasse. Un meccanismo che costa oltre 4 miliardi e mezzo al mese. Un ulteriore aiuto alle imprese è poi quello della garanzia pubblica gratuita sui prestiti, per venire incontro a chi non ha in cassa i soldi per saldare le maxi bollette le banche forniscono finanziamenti a costi ribassati e nel caso in cui l'azienda non riesca a ripagarli ci pensa lo Stato. Quanto visto finora vale ancora per qualche mese, si pensa dunque a una nuova tornata di aiuti ma il problema è quello delle risorse. Il nuovo Governo dovrebbe contare su una quindicina di miliardi, tra maggiori entrate fiscali e tasse sugli extra profitti delle società energetiche sufficienti a prolungare gli aiuti di qualche mese, ma per prorogare ulteriormente tutte misure e mettere un argine a nuovi aumenti probabilmente serviranno molti più denari.