Disco verde dell'Europa al prestito statale per Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva potrà quindi incassare i 320 milioni di soldi pubblici necessari per la sopravvivenza del gruppo siderurgico in amministrazione straordinaria che ha il suo fulcro a Taranto e che da mesi è gestito dai commissari nominati dal Governo dopo il burrascoso divorzio con ArcelorMittal. L'uscita della multinazionale ha lasciato la proprietà interamente in mano allo Stato che per dare un futuro all'acciaieria oltre all'iniezione di denaro, al prestito vanno aggiunti altri 150 milioni erogati per garantire l'attività, è alla ricerca di un nuovo partner industriale. Il Ministero delle Imprese guidato da Adolfo Urso punta ad avviare la gara per la vendita entro agosto, ma i tempi potrebbero essere più lunghi perché ci sono una serie di questioni da risolvere a partire dalle forniture di idrogeno per consentire la produzione riducendo l'inquinamento. Quattro sono i nomi che circolano per prendere in mano l'ex Ilva, gli indiani di Vulcan Green Steel e quelli di Steel Mont, il gruppo ucraino-olandese Metinvest e da ultimo i canadesi Stelco. Intanto per oltre la metà dei circa 10mila dipendenti dell'ex Ilva c'è la cassa integrazione, non si tratta di una novità perché da anni si va avanti con stipendio ridotto e obbligo di rimanere a casa, ma i numeri con questa nuova tornata sono superiori e ovviamente riguarderanno soprattutto gli operai di Taranto dove le tonnellate di acciaio sfornate continuano a essere molte meno di quelle necessarie a garantire la sopravvivenza della fabbrica.