La porta del concordato per le partite IVA potrebbe riaprirsi. Archiviato il termine del 31 ottobre si starebbe ragionando su una nuova edizione del patto con lo Stato che evita a commercianti, professionisti e altri autonomi controlli fiscali in cambio di un pagamento forfettario, al quale inoltre è collegata una sanatoria per chi non ha versato tutte le tasse tra il 2018 e il 2022. Il tempo per firmare quest'accordo è scaduto e il governo ha sempre detto che questa data era perentoria. In ambienti parlamentari circola però l'ipotesi di una nuova finestra e uno dei motivi potrebbe essere che i soldi che si sperava di incassare non soddisferebbero le aspettative. Quanto sia finora arrivato all'erario non si sa. I conteggi sono in corso e l'esito è atteso tra una decina di giorni. Si stima che abbiano firmato il concordato 150-200.000 partite IVA mentre i commercialisti, che avevano chiesto di allungare la scadenza e continuano il loro sciopero, parlano di adesione non superiore al 15%. In teoria gli interessati sarebbero 4,7 milioni di italiani sui quali tradizionalmente i controlli anti evasione sono molto scarsi. Il governo non ha mai messo nero su bianco quanti denari si aspettava di racimolare. Qualcosa di più invece sappiamo sui quattrini necessari per abbassare le tasse al ceto medio, cioè ridurre l'IRPEF, l'imposta che pesa perlopiù su dipendenti e pensionati. Questo taglio promesso da Palazzo Chigi dipende infatti dai frutti del concordato: servono due miliardi e mezzo per alleggerire il carico a chi guadagna fino a €50.000 lordi l'anno e quattro per estenderlo a chi arriva a 60.000.