C’è una gran voglia di pace fiscale nella maggioranza. Il centrodestra propone in Parlamento la riapertura della quarta rottamazione delle cartelle esattoriali per chi ha saltato una rata e quindi ha perso il beneficio. Si avrebbe tempo fino al 30 aprile per essere riammessi e così poter pagare, senza interessi e sanzioni, quanto dovuto per tasse e multe. In contemporanea, si vuole spostare di 2 mesi, al 30 settembre, la possibilità di aderire alla seconda edizione del concordato per le partite Iva, cioè la sanatoria per commercianti e professionisti. E non è finita qui, perché la Lega, intanto, spinge per una nuova rottamazione, la quinta. Permetterebbe a 10 milioni di italiani di chiudere, sempre con lo sconto, i conti con l'Erario in 120 rate, cioè 10 anni. Questa formula, però, avrebbe un grosso impatto sui conti pubblici nell'immediato: oltre 5 miliardi nel 2025, una cifra che potrebbe rendere ancora più complicato trovare i fondi per ridurre l'Irpef a chi ha redditi fino a 50-60 mila euro. Questa è la promessa arrivata dal Governo oltre un anno fa, a cui tiene molto Fratelli d'Italia, e rinviata proprio perché non si sono trovati i fondi col primo concordato, che ha dato la metà di quanto atteso. Insomma, gli scenari sono tanti ma resta da sciogliere il nodo delle risorse senza intaccare i conti pubblici. Le rottamazioni, a parte lo smacco per chi ha sempre rispettato le scadenze, storicamente fanno incassare meno di quanto previsto e sulla lotta all'evasione non ci si può fare completo affidamento quando si scrivono i bilanci. Ancora più difficile recuperare almeno una parte della montagna di crediti fiscali arretrati: superano i 1.200 miliardi ma di questi balzelli, spesso di piccola entità, la maggior parte è perduta perché in capo a contribuenti defunti e imprese che hanno chiuso i battenti. Da molti anni si dice che da questo magazzino si potrebbe recuperare qualche decina di miliardi, ma finora nessuno l'ha fatto. .