Continua a suonare il campanello d'allarme sull'economia italiana. L'inflazione resta alta e la crescita si azzoppa, due elementi che vanno a braccetto dovuti alla corsa dei prezzi dell'energia e alla guerra in Ucraina, che crea forti incertezze sulla ripresa che il nostro Paese insegue dopo la batosta dovuta alla pandemia. Ecco così che l'ISTAT ci dice, nella sua stima preliminare, che il Prodotto Interno Lordo nei primi tre mesi è calato dello 0,2% rispetto all'ultimo scorcio del 2021. Nel confronto annuo il PIL rimane in forte rialzo, ma bisogna ricordare che l'anno scorso andavamo a un ritmo molto alto dopo la profonda recessione del 2020. Si tratta di una leggera flessione, spiega l'Ufficio di Statistica, inferiore a quella attesa dal Governo, mezzo punto percentuale tra gennaio e marzo, e dovuta al calo del settore dei servizi e a un'industria risultata stazionaria. La rendita ereditata dall'anno passato, il calo del PIL è il primo da quattro trimestri, dovrebbe permetterci di chiudere il 2022 in crescita, così come nelle altre maggiori economie europee, dove però finora le cose sono andate meglio. Negli ultimi mesi la Germania e la Spagna sono cresciute, seppur di poco, la Francia è rimasta al palo col PIL invariato. Le variabili sui prossimi mesi sono molte e tra queste, quella che forse pesa di più è il carovita. I prezzi ad aprile sono saliti del 6,2% annuo, rimanendo a livelli che non vedevamo da oltre 30 anni. Aumenti che tocchiamo con mano al supermercato, quando facciamo benzina e quando arrivano le bollette. La tassa occulta dell'inflazione mangia gli stipendi, riducendo le cose che possiamo comprare con gli stessi soldi che abbiamo in tasca. E consola poco sapere che il mese scorso la cavalcata dei rincari abbia leggermente rallentato, dopo nove mesi di accelerazione. Anche perché nel resto del Continente continua ad avanzare.